Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

CENSIS 2015: ITALIAN STYLE, AUMENTANO IL LUSSO, LA POVERTÀ E LE LISTE CIVICHE

49° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2015: Una società a bassa autopropulsione, che non ritrova il gusto del rischio. Nell'«Italia dello zero virgola» continua a gonfiarsi la bolla del risparmio cautelativo e non si riaccende la propensione al rischio. Ma c'è una piattaforma di ripartenza del Paese: una geografia dei vincenti che gioca sul driver dell'ibridazione di settori e competenze tradizionali. Che così si trasformano: è il nuovo Italian style

Roma, 4 dicembre 2015 - Oltre il cash cautelativo, zero rischi: dove andranno i soldi degli italiani. Nel corso dell'anno i principali indicatori economici hanno cambiato segno ed evidenziano movimenti verso l'alto nell'ordine di qualche decimale di punto percentuale. Ma nell'«Italia dello zero virgola» continua a gonfiarsi la bolla del cash cautelativo. Lo dimostra il tasso di inflazione, inchiodato intorno allo zero nonostante il poderoso sforzo della Bce con il quantitative easing, così come gli investimenti nulli. Ammonta a più di 4.000 miliardi di euro il valore del patrimonio finanziario degli italiani. In quattro anni (giugno 2011-giugno 2015) ha registrato un incremento di 401,5 miliardi: +6,2% in termini reali. Negli anni della crisi la composizione del portafoglio delle attività finanziarie delle famiglie ha sancito il passaggio a una opzione fortemente difensiva degli italiani: il contante e i depositi bancari sono saliti da una quota pari al 23,6% del totale nel 2007 al 30,9% nel 2014, mentre sono crollate le azioni (dal 31,8% al 23,7%) e le obbligazioni (dal 17,6% al 10,8%).

Negli ultimi dodici mesi (giugno 2014-giugno 2015) si conferma l'opzione cautelativa degli italiani, con un incremento di 45 miliardi di euro della liquidità (+6,3%) e di 73 miliardi in assicurazioni e fondi pensione (+9,4%), e con la rinnovata contrazione di azioni e partecipazioni (10 miliardi in meno, pari a una riduzione dell'1,2%). La diversità sta però nell'impennata delle quote di fondi comuni, segno di un allentamento della morsa dell'ansia: 108 miliardi in più in un anno (+32,8%). Non si torna però alla fiduciosa assunzione del rischio individuale, consapevoli che l'azzardo lascerebbe impresse cicatrici profonde sulle proprie solitarie biografie personali. D'altro canto, il risparmio è ancora la scialuppa di salvataggio nel quotidiano, visto che nell'anno trascorso 3,1 milioni di famiglie hanno dovuto mettere mano ai risparmi per fronteggiare gap di reddito rispetto alle spese mensili. Riguardo agli investimenti, il mattone ha ricominciato ad attrarre risorse.

Lo segnala il boom delle richieste di mutui (+94,3% nel periodo gennaio-ottobre 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014) e l'andamento delle transazioni immobiliari (+6,6% di compravendite di abitazioni nel secondo trimestre del 2015 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente). E si diffonde la propensione a mettere a reddito il patrimonio immobiliare: 560.000 italiani dichiarano di aver gestito una struttura ricettiva per turisti, come case vacanza o bed & breakfast, generando un fatturato stimabile in circa 6 miliardi di euro, in gran parte sommerso. In questa fase, l'esigenza della riallocazione del risparmio in modo più funzionale all'economia reale si lega strettamente alla richiesta di scongelare quote del proprio reddito aspirate dalla fiscalità: il 55,3% degli italiani vuole il taglio delle tasse, anche a costo di una riduzione dei servizi pubblici.

Il restringimento del welfare che alimenta gli squilibri sociali. La spesa sanitaria pubblica, cresciuta dal 2007 al 2010 da 101,9 miliardi di euro a 112,8 miliardi, negli ultimi anni ha registrato una inversione di tendenza, con una riduzione tra il 2010 e il 2014, attestandosi nell'ultimo anno a 110,3 miliardi. La spesa sanitaria privata delle famiglie, invece, dal 2007 al 2014 è passata da 29,6 a 32,7 miliardi, raggiungendo il 22,8% della spesa sanitaria totale. La percentuale di famiglie a basso reddito in cui nell'ultimo anno almeno un membro ha dovuto rinunciare o rimandare prestazioni sanitarie è elevata: il 66,7%. E sono 7,7 milioni le persone che si sono indebitate o hanno chiesto un aiuto economico per pagare cure sanitarie. Anche l'andamento del Fondo nazionale per le politiche sociali testimonia il progressivo ridimensionamento dell'impegno pubblico, nonostante il parziale recupero degli ultimi tre anni: 1.565 milioni di euro nel 2007, 43,7 milioni nel 2012, 400 milioni nel 2015 (-74,4% nell'intero periodo). Un andamento simile riguarda anche il Fondo per la non autosufficienza, che nel 2012 non è stato neanche finanziato, per poi salire a soli 400 milioni di euro nell'ultimo anno.

Il ricentraggio decisionale e la deriva politica dei territori. La quota di liste civiche sul totale delle liste che si presentano alle elezioni nei Comuni capoluogo è salita dal 30% al 65% tra il 2007 e il 2015. Tale crescita corrisponde all'esigenza delle élite locali di affermare il proprio diritto all'autogoverno, relativizzando il peso dei partiti politici di appartenenza. Il fenomeno del trasformismo è poi in crescita. Ad oggi il tasso in Parlamento (eletti che cambiano schieramento rispetto agli eletti totali) è del 19,5% (non arrivava al 19% nell'intera Legislatura precedente). I «cambi di casacca» sono in media 5 al mese nei Consigli regionali, 6,1 nel valzer parlamentare: un valore molto più alto di quello della precedente Legislatura (3,0).

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