Sud chiama Nord: "ATM, Il Tar ha buttato nel cesso il decreto dell’assessorato alle Infrastrutture"

SUD CHIAMA NORD: “Il TAR ci dà ragione. La legge non si piega alle lobby del trasporto pubblico locale”. Il TAR di Catania ha accolto il ricorso presentato dal Comune di Messina, sospendendo il provvedimento con cui la Regione Siciliana – sulla base di una circolare priva di fondamento normativo – aveva vietato all’ATM di proseguire il servizio di trasporto pubblico urbano esteso al Comune di Villafranca Tirrena. Messsina, 15 ott 2025 - La decisione dei giudici amministrativi conferma ciò che abbiamo sempre sostenuto: una circolare non può scavalcare la legge e non può essere utilizzata per mortificare la volontà del Parlamento siciliano.  “Il TAR – afferma Cateno De Luca, capogruppo di Sud chiama Nord – ha buttato nel cesso il decreto dell’assessorato alle Infrastrutture che, accogliendo il ricorso dei privati, voleva cancellare un servizio efficiente e apprezzato come quello dell’ATM verso Villafranca Tirrena. Avevamo ragione sulla bontà della norma e sulla correttezza dell’azion...

PONTE SULLO STRETTO: “DUE PICCIONI CON UNA FAVA”


Sicilia e Calabria hanno raggiunto un tasso di disoccupazione giovanile molto più elevato rispetto alle regioni del nord e non più sostenibile, oltre il 43%. Il ministro delle Infrastrutture Del Rio in merito alla realizzazione del Ponte sullo Stretto: “… siamo favorevoli alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, ma prima devono realizzarsi altre opere prioritarie: mettere in sicurezza il territorio, rimodernare le autostrade e le strade nazionali, raddoppiare le strade ferrate che dovranno essere percorribili ad alta velocità la Salerno-Reggio Calabria e la Palermo-Catania-Messina..."

Messina, 7 marzo 2016 - Le recenti dichiarazioni del Primo Ministro Matteo Renzi seguite dalle puntualizzazioni del Ministro delle Infrastrutture Del Rio in merito alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, mi hanno lasciato alquanto perplesso e sconcertato . “… siamo favorevoli alla realizzazione del ponte sullo stretto,ma prima devono realizzarsi altre opere prioritarie: mettere in sicurezza il territorio, rimodernare le autostrade e le strade nazionali, raddoppiare le strade ferrate che dovranno essere percorribili ad alta velocità, la Salerno-Reggio Calabria e la Palermo-Catania-Messina, rimodernare la rete idrica dei paesi e delle città per assicurare l’acqua nelle case…..etc etc..

Le motivazioni di principio esposte dal Primo Ministro, in un primo momento,  mi hanno sorpreso, ma subito dopo riflettendo, mi hanno dato la certezza che il Capo del Governo non potrà mai realizzare la grande opera (non so poi se in buona fede o meno). Certamente è una manovra politica alquanto machiavellica orientata ad avere il consenso e dei favorevoli e dei contrari a realizzare la grande opera. In parole povere dalle nostre parti si dice : “con una fava si prendono due piccioni”.
L’idea di mettere in sicurezza il territorio è quanto mai lodevole e apprezzabile, ma tenuto conto della natura geologica dei nostri monti e delle mutate precipitazioni piovose di questi ultimi anni, con “bombe d’ acqua di 300,-400 mm nello spazio di poche ore, è una pura utopia la messa in sicurezza di tutto il territorio nazionale . Si potranno fare solo opere sul territorio per limitare i danni e per allontanare le abitazioni dai torrenti.

Comunque per potere realizzare in parte tali opere occorreranno molti anni e grandi risorse finanziare che fra l’altro neppure abbiamo. Figuriamoci poi se nel contempo si troveranno i finanziamenti e per attrezzare ad alta velocità le strade ferrate e per rimodernare le autostrade della Sicilia e della Calabria. Si ha l’impressione che ci raccontano delle favole per farci sognare. C’è un proverbio indiano che dice: “ Il corpo del povero cadrebbe subito in pezzi se non fosse legato ben stretto ai fili dei sogni “. Purtroppo, anche questo sogno è svanito.

Fin dal Risorgimento molti giovani siciliani si avventurarono nell’impresa garibaldina con la speranza che si realizzasse nella loro terra una maggiore giustizia sociale con la spartizione dei grandi latifondi terrieri, ma anche allora rimasero delusi e non si riuscì a ridurre gli effetti persistenti di una forma di feudalesimo che provocò in seguito, anche a causa della forzata chiamata alle armi per più anni di giovani contadini sottratti al lavoro dei campi,a più rivolte locali soffocate nel sangue dall’esercito piemontese. In conseguenza la diserzione degenerò in brigantaggio. Ma è fuor di dubbio che tale fenomeno fu provocato anche dalle gravi responsabilità politiche del governo di Vittorio Emanuele II.

A tutt’oggi il meridione è abbandonato a se stesso la maggior parte delle risorse finanziare pubbliche per oltre 50 miliardi di euro sono andate al nord delle nostre regioni per realizzare importanti infrastrutture : più trafori delle Alpi e degli Appennini per strade e ferrovie,alta velocità dei treni,diga del Mose a Venezia,Expo di Milano, salvataggio banche del nord,grandi aeroporti. In detti finanziamenti ci sono anche i nostri pochi soldini che comunque abbiamo già dato e continueremo a dare.
Ed ora quando le finanze pubbliche con un contributo di SOLO TRE MILIARDI di euro per opere di connessione , avrebbero potuto contribuire a realizzare qualcosa di importante al Sud,quale il Ponte sullo Stretto che come da contratto verrebbe realizzato a cura e spese da imprese private con l’impegno di realizzare anche opere compensative a favore della città, si pongono in mezzo la realizzazione di opere “ prioritarie” che stranamente non sono state mai poste al nord dell’Italia .

Ricordo che ogni Presidente della Repubblica ha sempre raccomandato ai vari capi di governo del tempo una particolare attenzione per il meridione dell’Italia economicamente molto più debole rispetto al settentrione . Tali appelli sono rimasti sempre inascoltati tanto che il divario dei redditi fra le due parti del Paese si è ulteriormente aggravato a sfavore del meridione.
Una riflessione : nelle regioni del nord si realizzano le infrastrutture con soldi pubblici mentre al sud per realizzare una sola importante infrastruttura è necessario che intervengano capitali privati .E’ evidente che neppure questo è sufficiente per in nostri politici ed ora c’è il rischio di dover subire la beffa di pagare con i nostri risparmi le inevitabili penali di centinaia di milioni di euro per la mancata realizzazione dell’opera.

Antonio Ciuna

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