Casteldaccia: la morte di 5 operai lascia sgomenti, ennesimo incidente sul lavoro grave e inaccettabile

Incidente sul lavoro a Casteldaccia: cinque lavoratori perdono la vita e un sesto è in gravi condizioni. La Cisal indice per domani, martedì 7 maggio, uno sciopero generale di 4 ore nel settore privato, a partire dall’inizio del turno di lavoro, "mentre dalle 9 terremo un sit-in di fronte alla Prefettura di Palermo”.   Palermo, 6 maggio 2024 – "L'incidente sul lavoro che a Casteldaccia, in provincia di Palermo, ha portato alla morte di cinque operai e al ferimento di un sesto, ci lascia sgomenti. Esprimiamo cordoglio e vicinanza alle famiglie dei lavoratori coinvolti e chiediamo che si accertino al più presto le cause di questo ennesimo incidente sul lavoro, grave e inaccettabile. La sicurezza sul lavoro è un'emergenza nazionale e come tale va affrontata a ogni livello, coinvolgendo sindacati, imprese e istituzioni". Lo dicono Giuseppe Badagliacca e Daniele Ciulla di Federerenergia Cisal in merito all'incidente sul lavoro avvenuto a Castaldaccia, nel Palermit

RIFIUTI: CAPITALEMESSINA CONTRO IL SISTEMA DELLE DISCARICHE

"Documento di CapitaleMessina sull'emergenza rifiuti, a firma del Geologo ambientale prof. Giovanni Randazzo". "La peggiore delle soluzioni è l'uso delle discariche. Ecco la nostra proposta per affrontare il problema."

Messina, 15.07.16 - L’illusionismo al potere! Da un lato, politici a livello locale e regionale che ci illudono, immaginando ipotetiche percentuali di raccolta differenziata che dovrebbero fare sparire “per miracolo” i rifiuti, e dall’altro le nostre città che rimangono sommerse di rifiuti, con un’unica prospettiva di smaltimento dei rifiuti: le discariche.
CapitaleMessina ribadisce la propria contrarietà rispetto a questo sistema di smaltimento, basato sulle discariche, che rappresenta il metodo di gestione dei rifiuti meno sostenibile, in quanto lascia in eredità alle future generazioni gli scarti da noi prodotti. È evidente che l’impasse è provocata in primo luogo dall’immobilismo regionale, tanto che gli effetti di tale insipienza si riverberano in modo disastroso su molti centri siciliani che devono contrastare questa crisi nel momento di maggiore presenza turistica.

Tocca alla Regione dettare una linea impostata in modo chiaro, secondo una road map che scandisca i tempi che devono portare la Sicilia al superamento dell’emergenza e alla reale bonifica dei danni ambientali provocati da questi ultimi anni di scriteriata gestione del sistema rifiuti.
E’ utile, al riguardo, partire da due dati di fatto incontrovertibili.

Primo: in Sicilia la filiera del riciclo ha una diffusione minimale, tanto che se in tutta la regione si raggiungessero le percentuali di raccolta differenziata richieste per legge (65%), le diverse frazioni verrebbero riciclate in misura ridotta. Più precisamente, in Sicilia, i 22 impianti che trattano la carta hanno una capacità annuale di 80.000 tonnellate anno pari a circa il 10% della carta che potenzialmente si dovrebbe raccogliere in Sicilia; i numeri sono simili anche per la plastica per la quale i 40 impianti hanno una capacità di smaltimento del 5% circa e per quanto riguarda il vetro per cui le 24 ditte potrebbero arrivare a trattare non più del 16% del rifiuto potenzialmente prodotto.
Ancora più preoccupante è il quadro relativo al materiale organico che costituisce il 25% della potenziale raccolta differenziata. Il piano Lombardo prevedeva come prima iniziativa, quella di realizzare 19 impianti di compostaggio. Ad oggi nessun impianto è stato realizzato e quelli privati esistenti sono assolutamente insufficienti.

Il secondo è diretta conseguenza di questa situazione ed è rappresentato dalla presenza di discariche di tutti i tipi e diffuse in tutte le province dell’Isola.
Il quotidiano il Sole 24 Ore, il 4.10.15, ne censiva ancora attive sette (sappiamo dalle cronache locali che queste sono ulteriormente diminuite), mentre la regione espone un elenco di 342 siti dismessi ed il Movimento 5 stelle ipotizza che questi ammontino a 647.
E’ evidente che al di là dell’emergenza quotidiana, il governo regionale dovrebbe porsi l’obiettivo di bonificare questi siti, restituendo alle future generazioni un territorio libero dagli effetti negativi di anni di politica ambientalmente incompetente.

Per giungere a una risoluzione complessiva del problema, l’unica opzione possibile è quella di realizzare dei termovalorizzatori, che permettano di affrontare l’emergenza e bonificare l’esistente.
Chiaramente gli inceneritori non potranno risolvere l'emergenza in tempi rapidissimi, per questo risulta indispensabile implementare un piano gestionale articolato in alcuni punti da realizzare nell'immediato ed altri in una prospettiva temporale maggiore:

1) Commissariare le discariche attualmente esistenti e regionalizzarle, con l’istituzione di un prezzo di conferimento rifiuti “politico” utile a mantenere l’attuale livello occupazionale e ad evitare di gravare in modo eccessivo sui bilanci dei comuni comunque costretti a lunghi e costosi trasporti;
2) Emanare un’ordinanza che autorizzi lo scarico “in sovrappiù” in alcune delle discariche esistenti: tale ordinanza deve essere presa con un atto d’imperio che superi, alla luce dell’emergenza, qualsiasi forma di autorizzazione ambientale, consapevoli che alla fine dell’emergenza quelle discariche saranno le prime ad essere bonificate;
3) Avviare la realizzazione della rete degli inceneritori che potranno essere 2-4 o 7/8, ma in ogni caso in Aree Industriali, nelle quali sarà possibile ridurre i tempi della procedura autorizzativa; gli impianti dovranno essere dotati di un sistema di abbattimento di inquinanti e polveri simili a quelli utilizzati dagli inceneritori del nord Europa che sono praticamente in centro città ed inoltre dovranno avere un triplo sistema di controllo ambientale, basato sull’invio in continuo dei dati acquisiti dalle stazioni di monitoraggio, a tre soggetti: l’impianto, l’ARPA e un gruppo ambientalista;
4) Nel contempo avviare la realizzazione di impianti di compostaggio e/o biostabilizzazione, come previsti nel piano Lombardo e già autorizzati con VAS nazionale;
5) Al completamento degli impianti d’incenerimento, contestualmente al superamento dell’emergenza si dovrà provvedere all’immediata bonifica delle discariche utilizzate in fase emergenziale, bruciando il materiale presente e bonificandone il suolo;
6) Risolta l’emergenza, avendo conferito agli impianti di compostaggio o di biostabilizzazione la frazione organica ed incenerito quella inorganica (carta, plastica, vetro, metalli etc), si potrà passare a una fase di gestione ordinaria nella quale andranno incentivate tutte quelle iniziative, private, volte alla valorizzazione delle materie prime seconde che possono essere raccolte in modo differenziato a monte oppure, come nel caso dei metalli, a valle del processo di incenerimento;

CapitaleMessina auspica che questo processo virtuoso possa essere avviato dall’attuale rappresentanza politica regionale, ma esorta il Governo Nazionale a non esitare ad intervenire in modo risoluto, commissariando la regione e intimando agli imbonitori locali di evitare di illudere la popolazione con soluzioni economicamente svantaggiose e dal punto di vista ambientale illusorie.

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