Codice della Strada: una norma repressiva e ideologica, che complica la vita ai sindaci virtuosi

CODICE STRADA. ANNALISA CORRADO (SEGRETERIA NAZIONALE PD E MEP S&D): “ENNESIMO DISASTRO DEL GOVERNO, NORMA REPRESSIVA E IDEOLOGICA FATTA SULLA PELLE DELLE PERSONE”  Roma, 20 novembre 2024 - "L’approvazione del Codice della Strada non è che l’ennesimo disastro del Governo, che peggiora invece di migliorare la vita dei cittadini. Si tratta di una norma repressiva e ideologica, che complica la vita ai sindaci virtuosi che vogliono adottare pratiche innovative e che non fa assolutamente nulla per prevenire gli incidenti stradali, che ancora oggi registrano numeri terrificanti – oltre 3.000 morti e 200.000 feriti ogni anno”, dichiara Annalisa Corrado, Responsabile Conversione Ecologica nella Segreteria Nazionale del PD e MEP S&D, Commissione ENVI. La riforma, a lungo sbandierata dal Governo Meloni, ha ricevuto oggi l’approvazione in Senato. Tutte le principali associazioni italiane dei familiari delle vittime sulla strada, insieme con le associazioni ambientaliste e per la mobi

BELICE, BENI CONFISCATI: CGIL E FILLEA SCRIVONO A GRASSO, BOLDRINI E BINDI

“Subito approvazione codice antimafia per evitare storture come Calcestruzzi Belice”
Roma, 12 gennaio 2017 – Cgil nazionale e Fillea Cgil hanno inviato una lettera al Presidente del Senato Pietro Grasso, alla Presidente della Camera Laura Boldrini e alla Presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi per metterli a conoscenza della vicenda riguardante il licenziamento dei lavoratori della società Calcestruzzi Belice di Montevago (Agrigento), confiscata e gestita dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione dei Beni Sequestrati alla Criminalità organizzata. In questa occasione Confederazione e categoria tornano a chiedere al Parlamento di accelerare l’iter per la definitiva approvazione della riforma del Codice Antimafia.
La missiva di questa mattina segue quella inviata ieri al Viceministro degli Interni Filippo Bubbico e al Direttore Generale dell’ANBSC Umberto Postiglione, in cui sono stati messi in evidenza “i paradossi e le leggerezze” che hanno portato all’invio, nella giornata di ieri, delle lettere di licenziamento per i lavoratori.

“Essendo l’azienda sana da un punto di vista produttivo ed economico – spiegano Cgil e Fillea – arrivare a dichiarare la medesima fallita per un debito contratto con ENI ben prima della confisca e di modesta entità (30mila euro), rappresenta un fatto insopportabile di mala gestione e di scarsa attenzione da parte degli organismi e dei soggetti preposti che ricade interamente sui lavoratori e impedisce ad un’azienda confiscata di consolidare la strada intrapresa di progetto legale”.
“Simili storture – si denuncia nella lettera – si sarebbero potute evitare se la riforma del Codice Antimafia, già approvata alla Camera e ferma purtroppo da lungo tempo al Senato, avesse avuto l’approvazione definitiva”. “Quel testo di riforma – sottolineano – è il frutto di una lunga stagione di discussione e prende le mosse da una proposta di legge di iniziativa popolare (Io Riattivo il Lavoro) presentata nel 2012, arricchita e ampliata successivamente da altre proposte avanzate dall’On. Bindi, che ha raccolto il lavoro unanime della Commissione Parlamentare Antimafia, e dal Ministro Orlando”.

“Questo del riutilizzo delle aziende confiscate rappresenta uno dei capisaldi nella lotta al potere mafioso perché unisce la forza dello Stato alle energie della Società Civile e del Mondo del Lavoro”, sostengono Cgil e Fillea, che concludono la lettera chiedendo agli “autorevoli rappresentanti dello Stato” di “fare il possibile per impedire una pericolosa debacle e di accelerare l’approvazione della riforma”.

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