I recenti fatti relativi all'incendio alla discarica — che oggi ha allertato illustri ambientalisti prima assenti — dimostrano per l’ennesima volta che le nostre denunce erano fondate e che il problema che adesso preoccupa la comunità di Furnari, esisteva da molto tempo.
Mazzarrà Sant’Andrea (Me), 27 agosto 2017 - Coloro che si preoccupavano della “discarica di Carone” e che prima giocavano, adesso hanno l’onere ed il dovere di difendere la salute dei Furnaresi. Il neo sindaco, che nei recenti comizi elettorali adombrava presunti interessi non chiari per la messa in sicurezza della discarica, adesso DEVE DIFENDERE il suo territorio e la salute della gente: speriamo che riesca a comprendere alcune cose importanti. Occorre ricordare a tutti — compresi le Istituzioni Regionali e Nazionali, gli Organi della P. A., quelli inquirenti e la Magistratura — nonché alle popolazioni del territorio, alcuni passaggi essenziali in una vicenda costellata da molteplici illegalità, palesi negligenze nonché da un lunga serie di omissioni a più livelli che hanno comportato un disastro ambientale realizzatosi progressivamente, che interessa atmosfera, ambiente e acque di falda .
Una complessa ed oscura storia per la quale ci siamo dovuti confrontare per oltre un decennio, difendendo Furnari sempre in prima linea ed a viso aperto con reiterate denunce scritte, rilanciate tramite i media, che tanti fingono di dimenticare. In via preliminare, adesso riteniamo che servono a ben poco i sedicenti “tavoli tecnici” con soggetti indagati o responsabili di reiterate omissioni, con coloro cioè che hanno concorso a determinare questo disastro ambientale, previsto annunciato e prossimo alla tragedia per intero territorio.
In particolare, sulla scorta di documentazione esistente, vogliamo qui sintetizzare i fatti accaduti, con i relativi soggetti e/o organi protagonisti.
I Commissari Prefettizi del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea sono stati più volte inutilmente diffidati dalla Regione a promuovere azioni per evitare il verificarsi del disastro ambientale in atto.
I vertici della TirrenoAmbiente s.p.a — nominati dagli stessi Commissari Prefettizi — hanno disatteso tutti i termini perentori dettati dalla Regione Siciliana, per la messa in sicurezza della discarica. Dagli stessi non è stato mai possibile sapere dove sono andati a finire i circa 50 milioni di euro che avrebbero dovuti essere accantonati per legge per il post mortem della discarica. Nè sono mai stati chiamati da alcuno per le loro precise responsabilità. In particolare, l’ing. Pierluigi Biffo — prima nel CDA della società mista e adesso Commissario liquidatore che oggi partecipa ai “tavoli tecnici” — il giorno prima della tracimazione del percolato, in piena emergenza ambientale, ha ritenuto impiegare importanti risorse finanziarie disponibili della società (circa €. 50.000,00), distraendoli dalla priorità che avrebbe impedito lo sversamento del percolato nelle matrici ambientali.
L’Assessorato Regionale al Territorio ed Ambiente, nonostante invitato (nel febbraio 2014) e poi diffidato (il 24 ottobre 2014) ad adottare i provvedimenti necessari per l’escussione delle polizze fideiussorie per circa 16 milioni di Euro (che per legge dovrebbe avere attive chi gestisce una discarica di rifiuti), non ha mai saputo dare alcun riscontro a dette richieste mentre nel frattempo tali garanzie sono scadute. Di fatto, è stato così impedito di avere le necessarie risorse per mettere in sicurezza l’invaso a danno delle popolazioni residenti.
La Prefettura di Messina, anch’Ella custode di altre polizze fideiussorie e continuamente informata dai provvedimenti emessi dalla Regione, non ha inteso sostituirsi e/o adottare i provvedimenti necessari per salvaguardare l’ambiente e la salute della popolazione, anche surrogandosi ai Commissari Prefettizi del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea ed ai vertici della società mista da questi ultimi nominati.(Esiste una indagine della DDA, originata da una informativa dei Noe di Catania di Catania, nella quale due prefetti risultano indagati per traffico illecito di rifiuti in concorso con altri 28 persone).
L’ARPA-Struttura Territoriale di Messina — il cui dirigente responsabile è indagato per omissione in traffico illecito di rifiuti anche per non aver “notato” un abbancamento abusivo di 34 metri in altezza — è quella struttura che, avendo il compito istituzionale di vigilare per prevenire, più volte nelle numerose conferenze di servizio ha minimizzato le responsabilità della “TirrenoAmbiente s.p.a.”.
Il sig. Roberto Carenzo — direttore e responsabile della discarica sotto la cui direzione sono stati materialmente abbancati rifiuti in modo illegale— ha candidamente dichiarato all’Autorità Giudiziaria che non ha competenze tecniche precise (ha solo la terza media) e che, a suo dire per tutta la sua attività all’interno della discarica, eseguiva solo ordini. Oggi dopo l’avvenuto sequestro è stato pure nominato Custode giudiziario ed è colui che, in tale ruolo è destinatario delle diffide della Regione. Ci si chiede, ancora una volta, quali competenze ed esperienza vanti per gestire questa grave crisi ambientale considerato che, proprio sotto la sua direzione si è realizzato progressivamente il disastro ambientale, risultando così palesemente non idoneo a gestire una così drammatica emergenza ambientale e sanitaria.
Lo Stato Italiano, nelle persone del Ministro dell’Interno e del Ministro dell’Ambiente, grande assente della vicenda, nonostante investito per l’ennesima volta, con una nota del 27 luglio del Dirigente del Dipartimento Regionale Acque e Rifiuti di intervenire ex art. 309 del Codice dell’Ambiente, da quanto è dato conoscere non ha neanche risposto alla interrogazione parlamentare, da noi suggerita, firmata e presentata dai senatori Campanella e Bocchino (Atto ispettivo n.4-07441 del 26 aprile 2017).
Esistono diversi procedimenti penali pendenti ai danni di ex amministratori della TirrenoAmbiente s.p.a., i quali sono stati e sono difesi da alcuni noti avvocati che, recentemente, da quanto ci è dato sapere, hanno sostenuto la parte politica a noi avversa.
Ciò posto, oggi ci si meraviglia dello sversamento del percolato o dell’incendio e, prossimamente, del possibile e concreto rischio di crollo.
Riteniamo che altre sono le strade da percorrere: quella di chiedere e pretendere la rimozione d’ufficio e la responsabilità di questi soggetti anche con precise e mirate azioni personali.
Per la nostra parte comunque proseguiremo nell’azione intrapresa da cittadini e da consiglieri comunali.
CHI RISCHIA E’ FURNARI e L’INTERO TERRITORIO adiacente: PROPRIO PER QUESTO— mettendo da parte ogni legittimo risentimento — NOI CI SIAMO E CI SAREMO, MA A MODO NOSTRO..!
Speriamo che, nel frattempo, mentre si danza sul vulcano, non succeda l’imponderabile : cioè la terza fase preannunciata dai Carabinieri del NOE: IL CROLLO della DISCARICA O PEGGIO…!
IL GRUPPO CONSILIARE “PER FURNARI”
Mario Foti, Concetta Santangelo, Giuseppe La Macchia, Domenico Puliafico.
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