Denunce medico del Civico di Palermo: di enorme gravità, approfondire le indagini

Denunce medico del Civico di Palermo, M5S chiede invio ispettori e audizioni in commissione Ars  7 mag 2025 - "Quanto denunciato dal dottore Francesco Caronia, in servizio presso il reparto di Chirurgia toracica dell'ospedale Civico di Palermo, e portato a conoscenza dell'opinione pubblica grazie all'operato del collega Ismaele La Vardera, è di enorme gravità e meritevole di essere immediatamente attenzionato dall'assessore alla Sanità, cui chiediamo celeri ed approfondite indagini”. Lo afferma il capogruppo del M5S all'Ars Antonio De Luca “Intanto - continua De Luca - chiederò al presidente della commissione Salute Laccoto di audire in separata sede il dottor Caronia e il primario di Chirurgia toracica Damiano Librizzi”.

COLAPESCE, UN SUPEREROE ECOLOGISTA, ALTRO CHE PERDITEMPO

* 15 ago 2018 - … allora la leggenda di Colapesce andrebbe riscritta?
– «No, semmai riletta e raccontata a grandi e piccini, per riportare alla conoscenza o alla memoria un supereroe leggendario e non dei fumetti o dei cartoni animati, esempio di abnegazione, coraggio e nobiltà d’animo».
È il parere di Mimmo Mòllica, autore de La leggenda di Colapesce, filastrocca moderna di un’antica leggenda, pubblicata in ebook Amazon, in lingua italiana, in versi e strofe.

Per Mimmo Mòllica «i superpoteri di Colapesce non si limitano a sostenere un Regno che sta per crollare (la Sicilia), minato alla base dal fuoco…. Colapesce di Messina, nella leggenda popolare, –
commenta Mòllica – viene aspramente redarguito dalla madre perché rimette in mare un pesce morente, ridando vita alle creature cui lui, seppure umano, ormai appartiene e con cui trascorre buona parte del suo tempo, nuotando e immergendosi nelle profondità marine dello Stretto di Messina per ore, senza mai il bisogno di respirare».

«Colapesce, del resto, – dice Mimmo Mòllica – non è propriamente un nome pittoresco ma l’appellativo che Nicola si guadagna per le sue ‘disobbedienti prerogative’, trascorrendo la maggior parte del tempo in mare, fino a meritare la maledizione della madre: “Possa tu diventare un pesce”».

Maledizione che appartiene ad una delle tante versioni della leggenda di Colapesce, tramandata oralmente in Sicilia e in varie altre parti dell’Italia Meridionale. Nella stessa Sicilia, come sappiamo, Colapesce viene reclamato da più città come proprio concittadino (tra queste Siracusa e Palermo).
Nella versione messinese, Cola è un giovane del Faro, con genitore e fratelli dediti alla pesca, pescatori per campare, mentre lui non dimostra di voler seguire le orme paterne e fraterne ma di volere trascorrere il suo tempo in mare, lontano da casa, dove nessuno può vederlo. Piuttosto che contribuire all’economia familiare Cola non solo non va a pescare ma rimette in mare i pesci ancora vivi pescati dal padre e dai fratelli, guadagnandosi le rimostranze della madre che lo considera un perditempo.

«Il supereroe Colapesce tuttavia – continua Mimmo Mòllica – non passa il suo tempo combattendo contro esseri alieni e mostri marini, ma contro chi inquina l’ecosistema e il mare, avvelenatori, contaminatori. Colapesce lotta contro i disastri naturali, quelli sì, poiché è questo il suo grido d’allarme, che una delle tre colonne su cui poggia la Sicilia possa crollare da un momento all’altro, lasciando sprofondare per sempre la Sicilia e i siciliani: metafora che da sola basterebbe a fare di Colapesce un supereroe da celebrare e imitare».

«E allora, – aggiunge Mimmo Mòllica – come non immaginare un giovane illuminato, reso sensibile proprio dai suoi stessi ‘particolari’ superpoteri, Cola, supereroe contro le magagne degli uomini, contro lo scempio ambientale che ogni giorno si consuma e che rende sempre più fragile l’ecosistema, fino a minacciarne la sopravvivenza».

Colapesce – per Mimmo Mòllica – è un supereroe del gesto e non della parola. I suoi messaggi si concretizzano e si tramandano nei fatti, nella metafora e nello spirito di emulazione. «Lucio Dalla è un supereroe della parola, una ‘sirena’ dal canto ammaliatore, con le piume non nei piedi ma nell’ugola, abitante nel mar Tirreno (a Milo), la cui voce soave placava i marinai. Lucio Dalla non punisce con morte crudele «chi comanda, non disposto a fare distinzioni poetiche»; i potenti che vorrebbero controllare o abolire il pensiero, che però «come l'oceano, non puoi bloccare, non puoi recintare. Così stanno uccidendo il mare. Così stanno umiliando il mare». (Lucio Dalla, Com’è profondo il mare).

Ornella Fanzone

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