Casteldaccia: la morte di 5 operai lascia sgomenti, ennesimo incidente sul lavoro grave e inaccettabile

Incidente sul lavoro a Casteldaccia: cinque lavoratori perdono la vita e un sesto è in gravi condizioni. La Cisal indice per domani, martedì 7 maggio, uno sciopero generale di 4 ore nel settore privato, a partire dall’inizio del turno di lavoro, "mentre dalle 9 terremo un sit-in di fronte alla Prefettura di Palermo”.   Palermo, 6 maggio 2024 – "L'incidente sul lavoro che a Casteldaccia, in provincia di Palermo, ha portato alla morte di cinque operai e al ferimento di un sesto, ci lascia sgomenti. Esprimiamo cordoglio e vicinanza alle famiglie dei lavoratori coinvolti e chiediamo che si accertino al più presto le cause di questo ennesimo incidente sul lavoro, grave e inaccettabile. La sicurezza sul lavoro è un'emergenza nazionale e come tale va affrontata a ogni livello, coinvolgendo sindacati, imprese e istituzioni". Lo dicono Giuseppe Badagliacca e Daniele Ciulla di Federerenergia Cisal in merito all'incidente sul lavoro avvenuto a Castaldaccia, nel Palermit

ANTOCI, LA MAGISTRATURA RICOSTRUISCE L’AGGHIACCIANTE ATTENTATO

Agghiacciante retroscena dell’attentato ad Antoci, i magistrati descrivono nell’atto depositato un agguato meticolosamente pianificato. Antoci: “sto rivivendo quei drammatici momenti”.

Messina, 14 settembre 2018 – “un vero e proprio agguato, meticolosamente pianificato, organizzato ed attuato con tecniche di
tipo “militare”. Appariva in dubbio che gli attentatori avessero agito non al fine di compiere un semplice atto intimidatorio e/o dimostrativo, ma al deliberato scopo di uccidere” – lo scrivono i magistrati della DDA di Messina nel dispositivo di questi giorni.

Dalle carte di indagine viene fuori tutta l’intera ed agghiacciante
vicenda che lascia sgomenti e smarriti al solo pensiero che la mafia,
per difendere i propri introiti milionari dai fondi europei,
riprendesse, dopo le stragi, a sparare ad un uomo delle Istituzioni.

“I Killer del commando mafioso – scrivono ancora i Magistrati –
avevano ostruito le carreggiate con massi al fine di costringere
l’autovettura a rallentare l’andatura; subito dopo avevano sparato
all’indirizzo del mezzo blindato, attingendolo nella sua parte
inferiore, nella immediata vicinanza della gomma posteriore sinistra,
e ciò al probabile fine di bloccare la corsa del mezzo”.

Ed ancora – “al contempo, la presenza delle bottiglie molotov induceva
a ritenere come gli attentatori, una volta bloccata l’autovettura
blindata, volessero incendiare quel mezzo e così costringere i suoi
occupanti a scendere da ess, in modo che questi ultimi non potessero
più beneficiare della protezione del veicolo blindato”.

Ed ancora si legge dal dispositivo dei magistrati – i malviventi
evidentemente, erano ben consapevoli del fatto che le armi da fuoco di
cui disponevano, fucili caricati a pallettoni, avrebbero potuto
bloccare l’autovettura, ma non certo sfondare direttamente la blindata
del mezzo e dunque attingere al Presidente Antoci”.

Ed infine la causa e il movente dell’agguato: per i Magistrati è
assolutamente chiara, gli stessi scrivono: “sin dall’inizio le
indagini si indirizzavano sulle penetranti azioni di controllo e
repressione delle frodi comunitarie nel settore agricolo-pastorale, da
tempo avviate da Antoci”.

“In questi giorni – dichiara Antoci – sto rivivendo quanto accaduto
quella notte. Oggi la magistratura, che ringrazio sempre per gli
sforzi che sta facendo, definisce azioni e contorni, modalità e
moventi. Spero presto che questa gente paghi per quello che ha fatto,
paghi per aver cambiato la mia vita per sempre, paghi per aver reso
quella notte una cicatrice indelebile nella mia mente ma soprattutto
nel mio cuore. Purtroppo un pezzo di esso me lo hanno portato via”..

In ultimo – continua Antoci - oggi che gli atti sono stati depositati
posso ringraziare di cuore anche un bravo Sindaco dei nostri amati
Nebrodi, è anche grazie a lui e alle sue preoccupazioni di quella sera
che io oggi sono vivo, è grazie anche lui che il Vice Questore
Manganaro non si fermò ancora altro tempo a Cesarò quella sera e,
intuendo il potenziale pericolo, decise di correre e cercare di
raggiungermi. Un grazie anche al Questore Cucchiara che non mi
lasciava mai un minuto senza auto blindata e che diceva sempre a
Manganaro “non lasciare mai solo Antoci”. Beh se non ci fossero stati
anche loro, oggi qualcuno, io non di certo, avrebbe raccontato
un’altra storia – conclude Antoci.

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