Borse della spesa biodegradabili seppellite da tre anni inquinano ancora. Un recente studio mette in dubbio la vitalità delle plastiche biodegradabili come risposta all'inquinamento da plastica. «COLAPESCE E GUARRACINO» due 'supereroi' a guardia del delicato ecosistema, minacciato dall’inquinamento e dall’inesorabile degrado marino, causato dall’uomo
01/05/2019 - Il biologo marino britannico Richard Thompson, conferma i timori e gli appelli lanciati da Colapesce, che descriveva l’ambiente sottomarino come un abisso minacciato dalle attività dell’uomo. «
COLAPESCE E GUARRACINO» due 'supereroi' a guardia del delicato ecosistema, minacciato dall’inquinamento e dall’inesorabile degrado marino, causato dall’uomo e dalle sue attività sbagliate, sversando e immettendo nel mare sostanze tossiche molto difficili da degradare: tossiche e cancerogene. Come il DDT e la plastica:
i rifiuti plastici che vengono a contatto con mammiferi marini, pesci, uccelli e tartarughe, sia in superficie che nelle profondità marine. Molte di queste creature finiscono per ingerire quantità di plastica, scambiandola per cibo. Ciò provoca la morte dell’animale per ostruzione del tratto digestivo e conseguente inedia o soffocamento.
Il biologo marino britannico Richard Thompson, che ha dedicato la sua carriera allo studio dei rifiuti di plastica, si è chiesto a lungo come degradano le borse della spesa biodegradabili. Così nel 2015, lui e i suoi studenti laureati alla Plymouth University hanno seppellito una raccolta di borse etichettate come biodegradabili nel giardino della scuola. Tre anni dopo, quando le sacche erano state dissotterrate, non solo erano rimaste intatte, potevano ancora trasportare quasi 5 chili di generi alimentari.
"Mi ha sorpreso che dopo tre anni puoi ancora portare a casa lo shopping", ha detto in un'intervista a National Geographic. "Non avevano la stessa forza di quando erano nuovi di zecca. Ma non erano degenerati in alcuna misura significativa. "
Diciotto miliardi di kg di plastica ogni anno vengono trasportati nell'oceano: diciotto miliardi!
Plastica che intrappola gli esseri marini del creato, compreso (ovviamente) il pesce che poi mettiamo nei nostri piatti. Plastica che troveremo perfino nel sale da tavola per scopi alimentari, che finisce nel nostro organismo.
Sempre più le ricerche descrivono in tali termini l'impatto che l'uso di montagne di plastica produce abbattendosi sui consumatori, essendo tale materiale onnipresente. Le bioplastiche sono una potenziale alternativa. Il nome sembra promettente, con un prefisso (bio) che fa pensare ad un prodotto amico della Terra. Ma la bioplastica è la panacea per i nostri problemi ambientali? Articolo monouso facili da usare al posto della ‘plastica- plastica’ per mettere a tacere il senso di colpa?
La risposta è complicata secopndo scienziati, produttori ed esperti ambientali. La bioplastica viene prodotta da piante o altro materiale biologico al posto del petrolio, anche detta plastica a base biologica.
Può essere prodotta estraendo zucchero da piante come mais e canna da zucchero per convertirlo in acidi polilattici (PLA), oppure può essere ottenuto da poliidrossialcanoati (PHA) progettati da microrganismi. La plastica PLA è comunemente usata negli imballaggi per alimenti, mentre il PHA è spesso usato in dispositivi medici come suture e cerotti cardiovascolari. Poiché il PLA proviene spesso dalle stesse grandi strutture industriali che producono prodotti come l'etanolo, è la fonte più economica di bioplastica. È il tipo più comune e viene utilizzato anche in bottiglie di plastica, utensili e tessuti.
Le bioplastiche aggiungono meno carbonio all'atmosfera perché stanno semplicemente restituendo il carbonio che le piante hanno succhiato mentre crescevano (invece di rilasciare carbonio che era stato precedentemente intrappolato sottoterra sotto forma di petrolio).
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