Democrazia partecipata: i dieci Comuni dell’Area Metropolitana di Messina che andranno alle amministrative a giugno

  VERSO LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DI GIUGNO APPROFONDIMENTO SUI PROCESSI DI DEMOCRAZIA PARTECIPATA NEI DIECI COMUNI DEL MESSINESE CHE ANDRANNO AL VOTO. Lettera aperta di “Spendiamoli Insieme” a candidati e cittadini. “La democrazia partecipata diventi tema di dibattito elettorale”.  29/03/2024 - Sono dieci i Comuni dell’Area Metropolitana di Messina che andranno a elezioni amministrative a giugno (in contemporanea con le Europee). È ancora troppo presto per sapere se i candidati renderanno o meno la democrazia partecipata tema di dibattito elettorale. Ma il team del progetto di monitoraggio civico “Spendiamoli Insieme”, realizzato da Parliament Watch Italia con il sostegno di Fondazione CON IL SUD, ci prova a far sì che lo diventi, verificando quanto succede in ciascuno dei 10 Comuni. Una sorta di “lettera aperta” ai futuri candidati alle amministrative e, ancor di più, ai cittadini elettori per ricordare che «la democrazia partecipata è una cartina di tornasole del dialogo – o della

Italiani: al peggio non c'è mai fine (e infatti andrà peggio)

Per più di tre cittadini su quattro la pandemia non ha avuto conseguenze sulla situazione economica familiare. Tuttavia, per il 20,5% le condizioni economiche sono peggiorate rispetto al periodo precedente l’emergenza sanitaria, soprattutto tra le persone di 25-44 anni (26,7%), meno tra gli anziani (12% dopo i 64 anni). Tra gli uomini di 25-34 anni si arriva al 31,6% (21,6% tra le donne della stessa classe di età) mentre è decisamente più contenuta (2,8%) la quota di quanti hanno dichiarato un miglioramento delle condizioni economiche familiari. 

26/04/2021 - Ancora una volta nel Mezzogiorno si registra il peggioramento più frequente (24,7% a fronte del 16,6% del Centro) e il miglioramento riguarda appena l’1,2% delle persone contro il 3,6% rilevato al Nord. In tutte le classi età, la percentuale di quanti hanno visto peggiorare la propria condizione economica è minore tra i laureati rispetto alle persone con titolo di studio più basso. Ad esempio, tra i 35-44enni si va dal 38,5% di quanti hanno la licenza media al 18,7% dei laureati. La sospensione di alcuni settori lavorativi contribuisce a spiegare le differenze tra gli occupati. Dichiara un peggioramento il 42,0% dei lavoratori del Commercio, il 31,3% dei lavoratori del settore Agricoltura e il 26,2% di quelli dell’Industria, contro il 6,0% di chi è occupato in settori quali l’Istruzione e la Sanità.

Per la metà della popolazione la situazione economica del Paese peggiorerà La gran parte dei cittadini (76,5%) non prevede cambiamenti della situazione economica del nucleo familiare nel breve periodo (tre mesi). Il 12,9% ritiene che peggiorerà, il 6,1% che andrà a migliorare. I più pessimisti sono gli uomini tra i 25 e i 34 anni (20,5%), le donne tra 65 e 74 anni (20,3%) e i residenti nel Mezzogiorno (17,3% a fronte dell’11,8% del Nord e dell’8,2% del Centro). Anche gli occupati che hanno visto peggiorare la propria condizione economica sono più pessimisti: per il 26,1% dei lavoratori del Commercio ci sarà un peggioramento contro il 4,8% di chi lavora nel settore Sanità e il 2,8% dei dipendenti della PA. 

Il quadro peggiora decisamente se si analizzano le opinioni in merito all’evoluzione della situazione economica del Paese nel breve periodo (tre mesi). Per la metà dei cittadini (50,5%) la situazione è destinata a peggiorare, resterà stabile per il 34,2% mentre solo il 7,9% confida in un miglioramento. Non emergono differenze significative in base alle caratteristiche individuali mentre a livello territoriale i pessimisti sono più numerosi al Nord e nel Mezzogiorno (rispettivamente 50,5%, e 54,3% a fronte del 44,4% del Centro). I residenti nel Centro Italia, più degli altri, ritengono che non vi saranno a breve cambiamenti significativi della situazione economica (44,8% contro il 27,4% del Mezzogiorno e il 34,5% del Nord). Tra gli occupati i più preoccupati dell’evoluzione della situazione economica nel nostro Paese sono i lavoratori della Sanità: il 71,5% prevede un peggioramento.
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I risultati presentati in questo report sono tratti dall’indagine condotta dall’Istat durante la seconda
ondata epidemica (tra dicembre 2020 e gennaio 2021) per studiare i comportamenti e le opinioni dei
cittadini a quasi un anno di distanza dall’inizio dell’emergenza sanitaria.

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