Istat. Nel secondo trimestre 2021 l’occupazione torna a crescere (+523 mila rispetto al secondo trimestre 2020,
+2,3%), dopo cinque trimestri di progressivo calo, in un contesto di generale riattivazione del mercato del
lavoro. All’aumento del numero di occupati si associa, infatti, quello dei disoccupati (+514 mila) e la forte
riduzione degli inattivi di 15-64 anni (-1 milione 253 mila), intensamente cresciuti a seguito dell’emergenza
sanitaria con la chiusura di molte attività e la limitazione negli spostamenti.
13 sett 2021 - La ripresa occupazionale
osservata rispetto al secondo trimestre 2020 – che ha rappresentato il picco negativo (1,2 milioni di occupati
in meno nel secondo trimestre 2020 rispetto allo stesso trimestre del 2019) – ha coinvolto di più coloro che
per primi avevano subito gli effetti della pandemia: occupati nei servizi e lavoratori a termine, con maggiori
ripercussioni per giovani, donne e stranieri.
L’occupazione rimane tuttavia ancora inferiore ai livelli pre-pandemia, con 678 mila occupati in meno rispetto
al secondo trimestre 2019 (Figura 1); in particolare, le donne occupate sono 370 mila in meno (-3,7% rispetto
a -2,3% degli uomini) e il tasso di occupazione femminile, al 49,3%, è ancora inferiore di 1,4 punti (-1 punto,
al 67,1%, per gli uomini).
La crescita dell’occupazione giovanile nel secondo trimestre 2021 è stata particolarmente sostenuta, ma non
è riuscita a compensare il forte calo del 2020: tra i 15-34enni gli occupati sono ancora 199 mila in meno
rispetto al secondo trimestre 2019 (-3,8%).
Se si osservano i tassi, al fine di tener conto anche della
dinamica della popolazione, si conferma la crescita occupazionale più marcata per i 15-34enni (dal 38,1%
del secondo 2020 al 40,8% del secondo 2021) e i 35-49enni nonostante il numero di occupati sia ancora
inferiore a quello del secondo trimestre 2019 di oltre mezzo milione (-5,7%) mostrano un tasso di
occupazione non troppo distante da quello pre-crisi (73,4% rispetto a 74,2%); infine anche tra i 50-64enni il
tasso di occupazione (60,1%) è ancora di 1,2 punti inferiore al livello del 2019, sebbene il numero di occupati
sia addirittura superiore (+66 mila, +0,8%).
In confronto al periodo precedente l’inizio della pandemia, nel Nord il livello di occupazione è ancora inferiore
di 336 mila unità (-2,7% rispetto al secondo trimestre 2019), nel Centro di 162 mila (-3,2%) e nel
Mezzogiorno di 180 mila (-2,9%). In termini di tasso, tuttavia, per effetto della diversa dinamica della
popolazione residente in età lavorativa nelle tre ripartizioni, è la condizione del Mezzogiorno ad apparire
migliore, registrando il calo più contenuto nel 2020 e la crescita più marcata nel secondo 2021: il livello
dell’indicatore, 44,8%, è di 0,5 punti inferiore a quello del secondo trimestre 2019, a fronte di una distanza di
1,7 punti nel Nord (dove è comunque al 66,5%) e di 1,5 punti nel Centro (62,5%).
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La ripresa occupazionale tra gli stranieri, particolarmente intensa (+4,4% occupati rispetto a +2,1% degli
italiani), ha prodotto solo un parziale recupero di quanto perso nel 2020: il gap con il secondo trimestre 2019
in termini di occupati rimane decisamente più ampio di quello degli italiani (-7,7% rispetto a -2,3%). Il tasso di
occupazione conferma il deciso peggioramento della condizione degli stranieri; si attesta infatti al 57,3%, un
valore di ben 4 punti percentuali al di sotto di quello del periodo pre-crisi e inferiore di 1 punto a quello degli
italiani, per i quali la distanza con il tasso del secondo trimestre 2019 si riduce a -0,8 punti.
L’aumento dell’occupazione che caratterizza il secondo trimestre 2021 riguarda esclusivamente il lavoro
dipendente a tempo determinato, il più colpito all’inizio della pandemia; l’incidenza dei dipendenti a
termine sul totale dei dipendenti risale al 16,8%, dopo aver toccato il 14% nel secondo 2020 (era il 17,2% nel
secondo trimestre 2019). Il numero di dipendenti a tempo determinato è tuttavia ancora inferiore a quello del
2019 di 129 mila unità (-4,1%).
I dipendenti a tempo indeterminato diminuiscono anche nel secondo trimestre
2021, seppur lievemente, registrando rispetto al 2019 un calo di 202 mila unità (-1,3%). Continuano a
diminuire i lavoratori autonomi senza dipendenti che mostrano il gap più consistente con il periodo pre-crisi (-
273 mila rispetto al secondo trimestre 2019, -6,9%), immediatamente seguiti dagli autonomi con dipendenti il
cui numero, nonostante la leggerissima ripresa nel secondo trimestre 2021, è ancora di 74 mila unità
inferiore a quello del secondo trimestre 2019 (-5,3%).
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