Gioiosa Marea, ai domiciliari per 3 anni, condannato per violenza sessuale e atti persecutori

GIOIOSA MAREA (ME): CONDANNATO PER VIOLENZA SESSUALE E ATTI PERSECUTORI AGGRAVATI. ARRESTATO DAI CARABINIERI. 4 mag 2024 - Nella serata di martedì scorso, i Carabinieri della Stazione di Gioiosa Marea, in esecuzione dell’ordinanza per la carcerazione in regime di detenzione domiciliare emesso dall’Ufficio di Sorveglianza di Messina, hanno arrestato un 58enne del luogo, condannato ad anni 3 di reclusione per i delitti di violenza sessuale e atti persecutori aggravati commessi a partire dal maggio 2018, in danno dell’allora fidanzata. Il provvedimento restrittivo scaturisce dalla sostituzione della pena detentiva in carcere con quella della detenzione domiciliare, per la stessa durata, vagliata e disposta dall’Ufficio di Sorveglianza di Messina, sulla scorta della sentenza del Tribunale di Tempio Pausania (SS) del maggio 2021, confermata dalla competente Corte d’Appello e divenuta irrevocabile nel marzo di quest’anno. I fatti per cui l’uomo è stato condannato alla predetta pena risalgono

«Perché due non fanno tre», filastrocca di Mimmo Mòllica

«Perché due non fanno tre», filastrocca di Mimmo Mòllica. Ce lo siamo sentiti dire da bambini, dai genitori, dai nonni,  quelle volte in cui alle nostre domande o alle nostre richieste non bastavano le motivazioni e le loro ragioni. Era quella l’occasione per fare ricorso alla ‘formula aritmetica’ più efficace: «Perché due non fa tre».

 


«Perché due non fanno tre?» 


Vorrei saper perché,

perché due non fa tre?

Perché due non fanno tre,

presto ditemi perché?

 

Se siam io, tu e me,

siamo due o siamo tre?

Se siam io, tu e te,

siamo due o siamo tre?

 

Una spiegazione c’è,

se siam soli io o te

non siam due, non siamo tre,

siamo io solo con me

e anche tu sola con te.

 

Così due non fa tre,

o meglio, due non fanno tre.

 

Mimmo Mòllica


«Perché due non fa tre» o anche «perché due non fanno tre». È la risposta ad una intollerabile insistenza, che si dà per tagliare corto e troncare la discussione. Come dire “perché lo dico io, punto e basta!”. Ce lo siamo sentiti dire un po’ tutti, specie da bambini, dai genitori, dai nonni, quelle volte in cui alle nostre domande o alle nostre richieste non bastavano le motivazioni e le loro ragioni. Era quella l’occasione per fare ricorso alla ‘formula aritmetica’ più efficace: «Perché due non fa tre».

Come «mettere i puntini sugli i».

Ma ecco stridere l’errore: “due non fa tre” non va bene, sarebbe corretto dire “perché due non fanno tre”. Ma tanto «sbagliando si impara».
«Non c'è due senza tre» è un proverbio popolare che vale nel bene e nel male: "È andata bene due volte, andrà bene anche la terza. Perché? Perché «non c'è due senza tre».

Se invece è andata male già due volte, andrà male anche la terza. Perché? Perché «non c'è due senza tre».

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Illustrazione di Gerd Altmann da Pixabay 

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