Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

La «Leggenda dell’albero di Natale» di Mimmo Mòllica

La «Filastrocca dell’albero di Natale» di Mimmo Mòllica, come tutte le leggende ha come scenario il bosco e la natura, l’abete e il Natale. La nascita di Gesù Bambino e l’aria di festa sono i temi dominanti del racconto. Il bosco con i suoi misteri e le sue imprevedibili sorprese non sono le fantasie in cui si crede da ragazzi, ma accomunano adulti e bambini come in un gioco senza età, dai toni fiabeschi. Un bambino e un albero di abete sono protagonisti della «Filastrocca dell’albero di Natale». Natale, la più bella festa per un evento unico nella storia dell’uomo, tanto straordinario da trasformare un abete nell’albero della manna e della cuccagna: nell’albero di Natale. Tutto avvenne tanto tempo fa, era la vigilia di Natale e faceva freddo, fuori nevicava e occorreva la legna da ardere nel camino. E allora, un bambino…


«Filastrocca dell’albero di Natale»

Un bambino la vigilia di Natale
andò nel bosco con un tempo glaciale
a cercar legna da metter nel camino
la notte santa di Gesù Bambino.

Malgrado il freddo il bambino cercava
ceppi di faggio e le ore non contava,
intanto era arrivata già la sera,
faceva buio dal bosco alla brughiera.

Stanco e sfinito, ormai finito il giorno,
non trovò più la strada del ritorno
e vinto da stanchezza, fame e sete
si addormentò ai piedi di un abete.

Faceva freddo e il piccolo tremava
mentre là attorno forte nevicava,
ma l'albero di abete già innevato
accolse quel bambino addormentato.

Chiuse i suoi rami come una capanna,
sembrò davvero l’albero della manna,
lo preservò dal freddo e dalla neve
perché la notte fosse calda e lieve.

Intanto nella notte gli abitanti
del piccolo villaggio, tutti quanti,
s’erano messi subito in cammino,
malgrado il freddo, in cerca del bambino.

Ed al mattino si udì presto la voce
degli abitanti che con passo veloce,
seguendo nella notte le comete,
erano già vicini a quell’abete.

Il bambino, perduta ogni speranza,
sentendo quelle voci in lontananza,
corse esultante incontro ad i suoi amici
e si abbracciarono, si strinsero felici.

Ma rimasero stupiti dal colore
dell’albero di abete che con amore
aveva accolto il piccolo bambino:
sembrò brillante, bello e cristallino,
quell'albero imbiancato, soffice e lieve,
e ricoperto di cristalli di neve.

L’abete dal chiarore illuminato
sembrò come di lucciole adornato,
e gli occhi luccicanti dei bambini
sembrarono dei piccoli lumini.

La bianca neve caduta sulle fronde
scolpì le pigne come palle tonde,
lo scintillio e il magico splendore
sembrarono una festa di colore,
sembrò una dolce aurora boreale
e lo chiamarono «albero di Natale».

Grandi e bambini rimasero incantati
dalla bellezza di quei rami innevati
e in ricordo dell’albero ospitale
in ogni casa nei giorni del Natale
un alberello vollero addobbare,
con candeline da accendere e adornare.

Tante palline poi da colorare,
che come stelle sembrano brillare,
e foglie secche, pigne, funghi e ghiande,
festoni, nastri e piccole ghirlande,
catene natalizie luminose,
ciuffi di luci, lanterne ed altre cose,
per ringraziare nei giorni del Natale
madre natura e «l'albero speciale»,
l’abete generoso decembrino
che quella notte strinse a sé il bambino
sperdutosi nel bosco nella sera,
mentre fuori infuriava la bufera.

Fu meraviglia davanti ai loro occhi,
come trovar nel bosco dei balocchi,
quando tra tanta neve quel mattino
sano e salvo si ritrovò il bambino.

L'abete come un albero augurale
divenne simbolo d’ogni santo Natale,
da allora in ogni casa illuminato
da tutti quanti viene riaddobbàto
per ricordare ai bimbi che miraggio
fu per la gente del piccolo villaggio.

L'albero ringraziò quegli abitanti
scuotendo i rami con gesti festanti,
curvò le fronde pendenti verso il basso
e foglie secche, formando un materasso,
sparse ai suoi piedi, fece anche un cuscino
e disse «buonanotte» a quel bambino.

Di tenere i rami spioventi poi decise:
«Li terrò sempre così, promise».
E ancora adesso sotto le sue fronde
i bimbi li protegge e li nasconde,
come fece la grotta col Bambino,
come l'asino, il bue e l’agnellino.

Così per sempre nel mondo universale
è per noi tutti l’albero di Natale.

Mimmo Mòllica ©







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