Festa del Lavoro: le rime di Mimmo Mòllica per il 1° Maggio

La «Filastrocca per la Festa del Lavoro» di Mimmo Mòllica celebra il 1° Maggio, festa del Lavoro e dei Lavoratori, ricorrenza dalle radici ‘antiche’, che risalgono alle manifestazioni di protesta per i diritti degli operai in America. Oggi lo scenario del lavoro è molto cambiato, ai mestieri e alle professioni ‘tradizionali’ se ne assommano di nuovi.  «Filastrocca per la festa del lavoro» Un amore felice, un lavoro che piace e il sogno di vivere in pace son le cose da desiderare, son davvero le cose più care. Come l’ape operaia coi suoi tanti 'mestieri', e malgrado ciò gaia, nonostante i suoi molti doveri. Il lavoro non sia mai fatica, ad ognuno il suo ruolo, come la formica, non sia una condanna da sopportare, come il pescatore che ama il suo mare. Il lavoro non sia mai un miraggio da festeggiare solo il primo maggio, ma sia sempre qualcosa da amare, e prima di tutto lo devi trovare. Perciò buon Primo Maggio ai precari, ai carabinieri e ai bibliotecari, a chi disse in poesia ...

La «Filastrocca della Befana» di Mimmo Mòllica

Come nella bella canzone di Angelo Branduardi 'Alla fiera dell’est', viene la Befana che si mangiò Capodanno, che inghiottì Santo Stefano, che mangiò il Natale, che mangiò… In realtà il Natale non viene cancellato affatto, poiché la storia della Befana è strettamente connessa ai Re Magi e alla notte di dicembre in cui Gaspare, Baldassarre e Melchiorre, in cammino per Betlemme per adorare Gesù Bambino, chiesero ad una vecchietta incontrata sul loro cammino di indicare loro la strada. Secondo la tradizione cristiana, la vecchietta fu pregata dai Re Magi di unirsi a loro nel cammino verso Betlemme, ma la vecchina malgrado le insistenze dei Magi preferì proseguire da sola. Presto però se ne pentì. Avrebbe voluto fermare I Re Magi, ma non riuscì a raggiungerli ed avendo con sé un grande sacco pieno di dolci e leccornie bussò ad ogni porta, regalando ad ogni bambino quei dolcetti, nella speranza che uno di loro fosse proprio Gesù Bambino. Ma quante leggende... La Befana simboleggia l’anno appena arrivato e i doni festeggiano la nascita del Bambino Gesù attraverso la gioia di ogni bambino nel ricevere i doni, simbolo di buon auspicio.

«Filastrocca della Befana»

Capodanno si allontana
ed arriva la Befana,
mette doni e regalini
nella calza dei bambini.

Ecco, guarda, sta arrivando,
su che cosa sta volando?
Ha una scopa per volare
che sa alzarsi ed atterrare.

È una scopa eccezionale
che nell’aria scende e sale,
sterza, svolta, corre e frena,
con la sacca piena piena
di giocattoli e carbone,
con un gran fazzolettone
e una cesta di bambù,
in picchiata da lassù.

La Befana è già arrivata
con la gonna rattoppata,
il grembiule e i calzettoni
e un bel paio di scarponi,
una sciarpa contro il vento
annodata sotto il mento.

Per il freddo, sulle spalle
porta sempre un grande scialle,
che svolazza ai quattro venti
e sorride senza denti.

Dentro un sacco porta doni
per i bimbi bravi e buoni,
per il bimbo lazzarone,
per severa punizione,
porta solo del carbone,
ma è soltanto tradizione,
pure ai bimbi monellini
porterà dei regalini,
sul cuscino fa cascare
dei bei sogni da sognare.

E così tutto si spiega,
perché lei non è una strega,
è una magica vecchina
generosa, poverina,
porta doni e dei regali,
non è lei strega dei mali,
ma piuttosto una persona
ben gentile, dolce e buona
che vuol bene tanto ai bambini,
pure a quelli birichini
e per lei dopo Natale
portar doni è naturale.

Dopo torna in gran segreto
al rifugio suo discreto,
toglie gonna e calzettoni,
e la sua cesta dei doni
la ripone in cassaforte,
quindi chiude le sue porte,
pensa all’anno da venire,
buonanotte, e va a dormire.

E così l’Epifania
ogni festa porta via.

Mimmo Mòllica ©
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Illustrazione di Elf-Moondance 

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