Cateno De Luca: stress emotivo. Di conseguenza, ogni attività che possa causare stati emotivi è stata sospesa.

Aggiornamento importante sulle condizioni di salute di Cateno De Luca. 1 mag 2024 - Dopo attenti accertamenti medici, è stato riscontrato un caso di polmonite in stato acuto, associato a un significativo stress psicofisico e ad un eccessivo affaticamento fisico. Attualmente, Cateno De Luca è sottoposto a un trattamento farmacologico intensivo, il quale richiede la sua completa concentrazione in un ambiente privo di stress emotivo. Di conseguenza, ogni attività che possa causare stati emotivi è stata sospesa. I medici hanno raccomandato un congruo periodo di degenza in ospedale. Domani, sulla base di ulteriori accertamenti, verrà comunicata la durata prevista della permanenza presso il policlinico di Messina. È essenziale che Cateno De Luca si dedichi esclusivamente al suo recupero psicofisico durante questo periodo, pertanto la partecipazione a qualsiasi altra attività risulta impossibile. Aggiorneremo la stampa e i nostri sostenitori sui prossimi sviluppi e sulla data prevista per

Luigi Tenco: da Cassine a Sanremo, solo andata

Il 27 gennaio 2022 Luigi Tenco, nato a Cassine in provincia di Alessandria il 21 marzo 1938, avrebbe compiuto 84 anni. Non ne aveva compiuti 29 quando venne trovato privo di vita nella sua camera dell'Hotel Savoy a Sanremo. Secondo la ‘versione ufficiale’, Tenco si sarebbe suicidato con un colpo di pistola. Il brano «Ciao amore, ciao» non arrivò in finale e ciò avrebbe scatenato in lui rabbia e delusione. Tra i commenti ‘celebri’ rimangono negli annali quelli del premio Nobel Salvatore Quasimodo e di Sandro Ciotti. Il ‘caso Tenco’ non mancò di suscitare polemiche e rabbia. Perfino in Parlamento furono presentate due interrogazioni.


[27/01/2022] - Venerdì 27 gennaio 1967 (55 anni addietro) moriva Luigi Tenco, cantautore ante litteram, nato a Cassine, in provincia di Alessandria, il 21 marzo 1938 e morto il 27 gennaio 1967, dopo avere preso parte al Festival di Sanremo con il brano «Ciao amore, ciao», in coppia con Dalida. La morte di Luigi Tenco (fu trovato privo di vita nella sua camera dell'Hotel Savoy a Sanremo) non è mai stata chiarita e molti rimangono i dubbi e le polemiche. Secondo la ‘versione ufficiale’, Tenco si sarebbe suicidato con un colpo di pistola, lasciando un messaggio. Il brano «Ciao amore, ciao», escluso dalla giuria, non arrivò in finale. Ciò avrebbe scatenato la delusione e la rabbia del cantautore, inducendolo a porre fine alla sua vita terrena con un colpo di pistola, in quella camera d’albergo di Sanremo. Ma la vicenda non ha mai convinto quell’opinione pubblica 'qualificata' che ha continuato (e continua) a portare avanti ben altre «verità».

Le parole sono pietre

Lo scorso 5 marzo 2021 la giornalista Barbara Palombelli, dopo il suo monologo al Festival di
Sanremo, si è vista al centro di una querelle con la famiglia di Luigi Tenco che in una dura lettera contro la giornalista scrive:
“Le Sue parole sono risultate come una forzatura per arrivare a parlare in modo inopportuno di Luigi Tenco. Questo chiacchiericcio, pregno di ignoranza sull’argomento, da una parte, e di incoerenza dall’altra, non rende merito alla categoria dei giornalisti a cui apparterrebbe e nemmeno al servizio televisivo pubblico che ha deciso di farLa esibire su Rai1, ma soprattutto non può essere considerato un criterio onesto alla base di affermazioni lesive come quelle che ha fatto nel Suo show davanti a milioni di telespettatori dove, oltre a diffondere notizie false, ha banalizzato un fatto grave come quello che accadde a Luigi Tenco. Voglia, dunque, accettare il nostro totale fastidio e rifiuto al Suo «grandissimo abbraccio a Luigi» che ci è sembrato strumentale e irrispettoso dei valori umani ed artistici del nostro amato Luigi”.

Ciotti e De Andrè

Nel 1967 Fabrizio De André canta «Spiritual» e «Si chiamava Gesù». Tre anni dopo parlerà di Dio e di Gesù ne «La buona novella». Poi la bellissima «Preghiera in gennaio», dedicata a Luigi Tenco: "l’inferno esiste solo per chi ne ha paura". 
Sandro Ciotti fu il primo a dubitare della ‘versione ufficiale’, vale a dire della tesi del suicidio, ma era troppo presto. Ciotti, grande amico di Luigi Tenco, così commentò:
“Assolverei il mondo della canzone da quanto è accaduto. Per quanto c'è un mondo della provvisorietà, che costituisce una chiave indubbiamente importante, invadente. Un cantante intelligente si rende conto appena entra in questo ambiente che la provvisorietà è appunto il connotato forse più ricorrente del mondo della canzone. E tuttavia non ritengo che Tenco abbia fatto quello che ha fatto solo perché ha perduto a Sanremo. Sarebbe una spiegazione prima di tutto troppo semplicistica e poi che offenderebbe l'intelligenza che senza dubbio Tenco aveva”.

Salvatore Quasimodo: Tenco e il sonno mentale

Su «Il Tempo» di venerdì 10 febbraio 1967 Salvatore Quasimodo, Premio Nobel per la letteratura 1959, in un articolo dal titolo «Luigi Tenco ha voluto colpire a sangue il sonno mentale dell'italiano medio» scriveva:
“Tornare su un fatto di cronaca alla distanza di due giorni è già fastidioso per il lettore di quotidiani, ma insistere su qualcosa che è avvenuto due settimane prima è forse imperdonabile. Oggi la morte, le alluvioni, le guerre sono spinte da altre catastrofi o da occasioni mondane nel breve corso di 24 ore. […] Eppure vogliamo parlarvi ancora di Luigi Tenco, cantautore, che per un giorno si è conquistato con la morte tanta notorietà come non era mai riuscito da vivo con le sue canzoni. 
Diciamo per un giorno, perché la gente ha preferito poi dimenticarlo in fretta, quasi per un senso di omertà come sempre avviene quando ci si sente in un certo senso colpevoli, coinvolti. E non siamo forse un po' tutti responsabili dell'atto estremo del cantante, noi che esaltiamo e sopportiamo il carosello del festival, da anni, senza esigere nemmeno un livello minimo di intelligenza nei contenuti delle canzoni? La gente ha pianto la sua giovinezza, il mito del suicida che è caro al pubblico fin dai tempi dei cantastorie e del melodramma”.

L'avanguardia rivoluzionaria della Vispa Teresa

Prosegue Salvatore Quasimodo: “Così avviene nel mondo dello spettacolo e soprattutto, oggi, in quello dell'industria discografica che va forte, a giri di miliardi. Chi è furbo capisce che le qualità sono difetti agli occhi del pubblico e che solo ciò che è generico e non agita le opinioni dei benpensanti va bene, è lecito. I capelloni, i beat, i folk e i canti di protesta sono accolti purché non superino l'avanguardia rivoluzionaria della Vispa Teresa. Luigi Tenco ha voluto colpire a sangue il sonno mentale dell'italiano medio. La sua ribellione che coincideva con una situazione personale di uomo arrivato alla resa dei conti con la carriera, ha però ancora una volta urtato contro il muro dell'ottusità. Chi non è in grado di domandare un minimo di intelligenza a una canzone non può certo capire una morte.[…] Perciò pensiamo che pochi lo abbiano capito e per questo non vogliamo dimenticare il suicidio di Luigi Tenco che va al di là di ogni sdrucciolevole simbolismo beat”.

Due «maliziose» interpellanze in Parlamento

Il "Caso Tenco" approdò in Parlamento nell’aprile 1967 ad opera di 2 deputati, il democristiano Giovanni D'Antonio, che rivolse una interrogazione al ministro dell'Interno e a quello dello Spettacolo, per chiedere: "Se ad essi risulti, come da qualche giornalista esplicitamente sussurrato, che il cantante Luigi Tenco, suicidatosi durante il Festival di Sanremo, fosse dedito agli stupefacenti; che entrò lo stesso in scena spinto dal presentatore Mike Bongiorno, pur sapendo lo stesso presentatore che il Tenco era in quel momento drogato; che la cantante Dalida era presente al momento dell'insano gesto del predetto Tenco. Se, esperiti gli accertamenti e risultando rispondenti a verità le 'voci', non intendano affidare alla magistratura le indagini per eventuali responsabilità penali. L'interrogante si permette di suggerire ai ministri competenti l'abolizione del Festival di Sanremo”.

L'immunità di Greggi

E l'onorevole Agostino Greggi (passato poi al MSI), che presentò una interrogazione per manifestare il suo disappunto per la mancata sospensione del Festival di Sanremo in segno di lutto. Rispose il sottosegretario alla Telecomunicazioni, onorevole Mazza sostenendo che la Rai fosse immune da colpe: “La Rai-Tv era estranea all'organizzazione del Festival e siccome i responsabili della manifestazione avevano deciso di proseguire, non vi era alcun motivo per vietare la trasmissione delle rimanenti serate”.

L’on. Mazza dichiarò in Parlamento: "L'aspetto umano della tragedia, suscita in tutti sgomento; ma una più matura e serena valutazione del fatto induce a concludere che non è opportuno mitizzare un gesto di violenza contro sé stessi, quasi facendo passare per un atto di eroismo quella che è solo una dolorosa manifestazione di debolezza".

Parodiando Cesare Pavese nel suo libro «Il carcere»: “Quando un uomo invece di scrivere poesie, scrive interrogazioni, è finito”.

Mimmo Mòllica
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Foto: Teche Rai

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