«Scunucchiàri p'a Mmaculàta», un modo di dire non proprio elegantissimo, riferito all’Immacolata e a quella profonda devozione che si esprime con una preghiera sofferta e dolente nell’espressione di bigotti/e oranti che sembrano piegarsi dolorosamente e con strazio ai piedi della Vergine Maria. “Ohimè dolente!, misera e infelice”. In Sicilia un modo di dire sarcastico ma arguto per scolpire la dolentissima espressione del/lla santocchio/a.9 dic 2022 - L’8 dicembre è la ricorrenza dell’Immacolata Concezione, la Beata Vergine Maria senza macchia e senza peccato, fonte di consolazione e speranza per l'umanità. Si festeggia Maria, nata senza peccato, la creatura più vicina agli esseri umani e a Dio, vita che trabocca di luce. In Sicilia è molto sentito il culto di “Maria piena di grazia e benedetta tra le donne”, intensa e tenera è la devozione alla Madre di Dio, molto stretto è il legame tra la Sicilia e l'Immacolata Concezione. Durante la peste del 1624, che fece migliaia di vittime, l'intercessione dell'Immacolata e di Santa Rosalia salvarono la città.
Un modo di dire non proprio elegantissimo
Ma c’è un modo di dire non proprio elegantissimo che fa riferimento all’Immacolata e a quella profonda devozione che si esprime con una preghiera sofferta, straziante, dolente nell’espressione di donne e oranti (in particolare) che sembrano davvero piegarsi dolorosamente e con strazio ai piedi della Madonna Vergine Maria, fonte di consolazione e speranza.
E nei confronti delle bigotte che platealmente appaiono (o si mostrano) modello “ohimè dolente!, misera e infelice”, in Sicilia c’è un modo di dire ‘crudelissimo’, sarcastico ma arguto, chiarificatore ed esplicativo. Un modo di dire lavorato al cesello per scolpire, descrivere o cantare la dolentissima espressione del/lla santocchio/a, del/lla bigotto/a, dell’uomo o donna dabbene, santocchio ma non necessariamente Cristiano (parodiando Goldoni).
«Scunucchiàri p’a Mmaculàta»
«Scunucchiàri p’a Mmaculàta» (sconocchiare per l’Immacolata): letteralmente uscire di conocchia, ovvero il pennecchio avvolto alla rocca per filare.
«Chidda pari chi scunocchia p'a Mmaculàta!»: quella là sembra che sconocchi per l’Immacolata.
In effetti «sconocchiato» è chi è allo stremo delle forze, stremato al punto da traballare, al limite del sostentamento. Sconocchiato, debole da fare slegare le membra, al limite dello svenimento. Scunucchiàti sono la sedia o tavolo traballanti, che rischiano di crollare sotto il proprio peso.
La conocchia, o rocca, è l’antico strumento adoperato, in coppia col fuso, per la filatura delle fibre tessili.
m.m.
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Immagine da https://pacedelcuoreduepuntozero.wordpress.com
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