Plastica, per saturazione degli stoccaggi rischiano di saltare raccolta differenziata e riciclo

PLASTICA, RISCHIO STOP ALLA DIFFERENZIATA IN SICILIA: ANTOCI PORTA IL CASO A BRUXELLES E CIMINNISI INTERROGA IL GOVERNO REGIONALE.  Antoci: “Basta scaricare sui Comuni e sui cittadini, serve una filiera nazionale che funzioni”.  Cimminisi: “Senza interventi immediati, la raccolta differenziata si blocca: la Regione dica cosa sta facendo”. Bruxelles, 1 dicembre 2025 - In Sicilia alcuni impianti di selezione avrebbero ridotto o sospeso il ritiro degli imballaggi in plastica per saturazione degli stoccaggi e per l’alto costo della plastica riciclata rispetto a quella vergine. Per far fronte a questa emergenza, in diverse aree si moltiplicano le ordinanze comunali che starebbero limitando la raccolta. Il quadro si inserisce in una criticità più ampia, segnata dalla disomogeneità della rete impiantistica tra Nord e Sud del Paese, dai trasferimenti verso altre regioni e dai maggiori costi per gli enti locali. Per questo l’eurodeputato Giuseppe Antoci ha depositato un’interrogazione ...

«Gastìma, jastìma o jastimàri»: più che bestemmia vuol dire stigma o lastima?

Giuseppe Pitrè spiega: «Amatimi, astimatimi, e quannu arrivati scrivitimi». Nella voce 'astimàtimi' c'è, più che il senso di stimare, quello di gastimari; imprecare. «Gastimari» viene spiegato da molti come “maledire, augurare il male, anche se in soccorso di chi è ‘gastimato’ viene il proverbio: "Al cavallo gastimato riluce il pelo". Ad onta di chi lo ha maledetto.

13/01/2023 - “Il mostro è un mago che era stato «gastimatu di 'na fata". Così racconta Giuseppe Pitrè in Billina (Fiabe novelle e racconti popolari siciliani).
Tra le note Giuseppe Pitrè spiega: «Amatimi, astimatimi, e quannu arrivati scrivitimi». "Nella voce astimàtimi, più che il senso di stimare, c'è quello di gastimari; imprecare".

«Gastimari» viene spiegato da molti come “maledire, augurare il male", anche se in soccorso di chi è ‘gastimato’ viene il proverbio: "Ô cavaddu gastimatu ci lluci ’u pilu" (al cavallo gastimato riluce il pelo). Ad onta di chi lo ha maledetto.
Gastìmma, o anche scritto gastima, jastìma o iastìma, sta per maledizione, imprecazione, malaugurio. Qualcun altro ‘traduce’ con «bestemmia» che deriva dal tardo latino ‘blasphēmia’, dal greco βλασϕημία: Espressione ingiuriosa e irriverente contro Dio, i santi e le cose sacre.

Ma da dove viene questo termine, questa (mala)parola?

E' probabile che il termine “gastìma” o “jastìma” derivi dallo spagnolo “lastimar“, vale a dire 'offendere', 'ferire'. Ma c'è pure un intendimento che rende lamentosa la parola: "Non mi cuntari lastimi" (non raccontarmi lagne, cose lamentose".
O probabilmente viene da «stigma» (o stimma), sostantivo maschile, che significa «marchio, macchia, punto, puntura». 
“Nell’uso letterario, con significato vicino a quello etimologico, marchio, impronta, carattere distintivo: quella misteriosa inclinazione... ch’è il vero stigma della nobiltà femminile (Fogazzaro). L’antica cultura popolare, tuttora radicata... specie fra i contadini, segnava di uno stigma religioso certi mali indecifrabili (Morante)”.

Tornando a Giuseppe Pitrè e alle sue splendide fiabe: “Comu la vecchia vitti accussì, cci dissi: 
- «Senti: nun ti pozzu fari nenti, cà si' figghiu di Re; ma ti mannu 'na gastima: chi nun ti pozzi maritari fin'a chi nun trovi a Bianca-comu-nivi-russa-comu-focu!»
Pure in questa fiaba il lieto fine non manca malgrado la 'gastìma', a riprova che "al cavallo gastimato riluce il pelo"
E vissero tutti felici e contenti.

Mimmo Mòllica

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