Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

«Gastìma, jastìma o jastimàri»: più che bestemmia vuol dire stigma o lastima?

Giuseppe Pitrè spiega: «Amatimi, astimatimi, e quannu arrivati scrivitimi». Nella voce 'astimàtimi' c'è, più che il senso di stimare, quello di gastimari; imprecare. «Gastimari» viene spiegato da molti come “maledire, augurare il male, anche se in soccorso di chi è ‘gastimato’ viene il proverbio: "Al cavallo gastimato riluce il pelo". Ad onta di chi lo ha maledetto.

13/01/2023 - “Il mostro è un mago che era stato «gastimatu di 'na fata". Così racconta Giuseppe Pitrè in Billina (Fiabe novelle e racconti popolari siciliani).
Tra le note Giuseppe Pitrè spiega: «Amatimi, astimatimi, e quannu arrivati scrivitimi». "Nella voce astimàtimi, più che il senso di stimare, c'è quello di gastimari; imprecare".

«Gastimari» viene spiegato da molti come “maledire, augurare il male", anche se in soccorso di chi è ‘gastimato’ viene il proverbio: "Ô cavaddu gastimatu ci lluci ’u pilu" (al cavallo gastimato riluce il pelo). Ad onta di chi lo ha maledetto.
Gastìmma, o anche scritto gastima, jastìma o iastìma, sta per maledizione, imprecazione, malaugurio. Qualcun altro ‘traduce’ con «bestemmia» che deriva dal tardo latino ‘blasphēmia’, dal greco βλασϕημία: Espressione ingiuriosa e irriverente contro Dio, i santi e le cose sacre.

Ma da dove viene questo termine, questa (mala)parola?

E' probabile che il termine “gastìma” o “jastìma” derivi dallo spagnolo “lastimar“, vale a dire 'offendere', 'ferire'. Ma c'è pure un intendimento che rende lamentosa la parola: "Non mi cuntari lastimi" (non raccontarmi lagne, cose lamentose".
O probabilmente viene da «stigma» (o stimma), sostantivo maschile, che significa «marchio, macchia, punto, puntura». 
“Nell’uso letterario, con significato vicino a quello etimologico, marchio, impronta, carattere distintivo: quella misteriosa inclinazione... ch’è il vero stigma della nobiltà femminile (Fogazzaro). L’antica cultura popolare, tuttora radicata... specie fra i contadini, segnava di uno stigma religioso certi mali indecifrabili (Morante)”.

Tornando a Giuseppe Pitrè e alle sue splendide fiabe: “Comu la vecchia vitti accussì, cci dissi: 
- «Senti: nun ti pozzu fari nenti, cà si' figghiu di Re; ma ti mannu 'na gastima: chi nun ti pozzi maritari fin'a chi nun trovi a Bianca-comu-nivi-russa-comu-focu!»
Pure in questa fiaba il lieto fine non manca malgrado la 'gastìma', a riprova che "al cavallo gastimato riluce il pelo"
E vissero tutti felici e contenti.

Mimmo Mòllica

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