17/01/2023 - In media, nel 2022 i prezzi al consumo crescono dell’8,1% (+1,9% nel 2021). Al netto degli energetici e
degli alimentari freschi (l’“inflazione di fondo”), i prezzi al consumo aumentano del 3,8% (+0,8% nell’anno
precedente) e al netto dei soli energetici del 4,1% (+0,8% nel 2021). Il rallentamento su base tendenziale dell’inflazione è dovuto prevalentemente ai prezzi degli Energetici
non regolamentati (che, pur mantenendo una crescita sostenuta, passano da +69,9% a +63,3%), degli
Alimentari non lavorati (da +11,4% a +9,5%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,8% a +6,0%); per
contro, un sostegno alla dinamica dell’inflazione deriva dall’accelerazione dei prezzi degli Energetici
regolamentati (da +57,9% a +70,2%), degli Alimentari lavorati (da +14,3% a +14,9%), dei Servizi
ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +6,2%) e dei Servizi relativi alle comunicazioni
(da +0,2% a +0,7%).
Nel mese di dicembre 2022, l’“inflazione di fondo” (cioè al netto degli energetici e degli alimentari freschi)
accelera da +5,6% a +5,8% e quella al netto dei soli beni energetici sale da +6,1% a +6,2%.
I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale da
+12,7% a +12,6%, come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,8% di novembre a
+8,5%).
L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, alla crescita da un lato dei prezzi degli
Energetici regolamentati (+7,8%), dei Beni alimentari lavorati (+0,8%) e degli Altri beni (+0,7%), dall’altro,
a causa di fattori stagionali, dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,4%) e dei Servizi
relativi ai trasporti (+1,1%).
Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla
diminuzione dei prezzi degli Energetici non regolamentati (-3,9%) e degli Alimentari non lavorati (-0,6%). L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile e del 12,3% su
base annua (da +12,6% di novembre), confermando la stima preliminare. La variazione media annua del
2022 è pari a +8,7% (+1,9% nel 2021).
I DATI DEL TERRITORIO
A dicembre 2022, considerando le cinque ripartizioni geografiche, l’inflazione si conferma al di
sopra del dato nazionale nelle Isole (in rallentamento da +14,1% a +13,9%) e al Sud (stabile a +11,7%),
mentre al di sotto al Nord-Est (in decelerazione da +11,8% a +11,5%), al Nord-Ovest (stabile a +11,4%) e al
Centro (in rallentamento da +11,5% +11,0%).
Tra i capoluoghi delle regioni e delle province autonome e tra i comuni non capoluoghi di regione con più di
150mila abitanti, l’inflazione più elevata si osserva a Catania (+14,7%), Palermo (+14,6%) e
Messina (+13,9%), mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano a Potenza (+9,2%) e Aosta
(+8,5%).
L’accelerazione dell’inflazione che caratterizza il 2022 si riscontra in tutte le ripartizioni geografiche e tutte le
regioni.
Tutte le ripartizioni geografiche registrano un’inflazione sostenuta e in accelerazione rispetto a quella del
2021: le Isole (da +2,2% nel 2021 a +9,7%), il Nord-Est (da +2,0% a +8,6%), il Sud (da +2,1% a +8,2%), il
Centro e il Nord-Ovest (da 1,7% per entrambe rispettivamente a +7,9% e a +7,8%, al di sotto, quindi, del dato
nazionale).
A livello regionale sono undici le regioni (Sicilia, Trentino Alto Adige, Sardegna, Liguria, Abruzzo, Puglia,
Umbria, Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana) nelle quali l’inflazione del 2022 risulta più
ampia di quella nazionale; la Calabria registra un’inflazione media annua pari al dato nazionale, mentre si
attesta al di sotto la crescita dei prezzi al consumo nelle restanti regioni.
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