Istat. Nel 2021 sono stati celebrati in Italia 180.416 matrimoni, l’86,3% in più rispetto al 2020, anno in cui, a causa della crisi pandemica, molte coppie avevano rinviato le nozze. L’aumento non è stato però sufficiente a recuperare quanto perso nell’anno precedente. I primi matrimoni nel 2021, più che raddoppiati rispetto all’anno precedente. Le unioni tra partner dello stesso sesso (+39,6%). Ancora in diminuzione la nuzialità tra i giovani.
6 marzo 2023 - Il mutamento nei modelli culturali, nonché l’effetto di molteplici fattori quali l’aumento diffuso della scolarizzazione e l’allungamento dei tempi formativi, le difficoltà nell’ingresso nel mondo del lavoro e la condizione di precarietà del lavoro stesso hanno comportato, negli anni, una progressiva posticipazione del calendario di uscita dalla famiglia di origine. In meno di 20 anni la quota di giovani che resta nella famiglia di origine fino alla soglia dei 35 anni è cresciuta di quasi tre punti percentuali 5 .
Questa protratta permanenza comporta anche un effetto diretto sul rinvio delle prime nozze. Tale
effetto si amplifica nei periodi di congiuntura economica sfavorevole spingendo i giovani a ritardare
ulteriormente, rispetto alle generazioni precedenti, le tappe dei percorsi verso la vita adulta, tra cui
quella della formazione di una famiglia 6 .
Sul posticipo del primo matrimonio incide anche la diffusione
delle convivenze prematrimoniali.
Grazie al tasso di primo-nuzialità totale, una misura trasversale del momento attraverso la quale si
può valutare quanti primi-matrimoni siano attesi da una ipotetica generazione di 1.000 individui, è
possibile far luce sui processi di formazione delle coppie, di quelle giovani in particolare.
Tale indice segnala, in base a quanto registrato nel 2021, un’intensità di 412 primi matrimoni per
1.000 uomini e 458 per 1.000 donne; valori che raddoppiano rispetto all’anno precedente,
riposizionandosi sui livelli del 2019 (+0,4% e +0,6% rispettivamente per maschi e femmine, Figura 4).
Come è possibile notare dalle curve di primo-nuzialità, la propensione a sposarsi diminuisce tra i più
giovani (-16,0% e -9,7% rispetto al 2019, rispettivamente per uomini e donne fino a 30 anni), mentre
presenta un recupero a partire dai 30 anni in poi (+6,3% e +8,4%, rispettivamente per uomini e
donne).
A livello aggregato, la tendenza al rinvio delle prime nozze porta a un’età media di 34,3 e
32,1 anni rispettivamente per uomini e donne.
Età più matura per chi si unisce civilmente
Fino al 2019 la distribuzione per età degli uniti civilmente evidenziava un progressivo
“ringiovanimento” rispetto al biennio 2016-2017. L’introduzione nel nostro ordinamento di questo
istituto giuridico, infatti, ha consentito inizialmente a coppie anche in età più avanzata - che da tempo
aspettavano tale possibilità - di ufficializzare la propria famiglia e da qui il profilo più maturo che ha
contraddistinto questa prima fase (con un’età media degli uomini superiore ai 49 anni e delle donne
intorno ai 46 anni). Negli anni a seguire il profilo per età delle unioni si è progressivamente
ringiovanito (nel 2019 l’età media degli uomini era 44,5 anni e delle donne 39,6).
Nell’anno della pandemia, tuttavia, l’età media all’unione civile cresce in misura eccezionale: 47,2
anni per gli uomini (+2,7 anni) e 41,8 per le donne (+2,2 anni). Nel 2021 si contrae nuovamente: quasi
un anno in meno per gli uomini e oltre due anni per le donne, arrivando rispettivamente a 46,4 e 39,4
anni.
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