LE STATISTICHE DELL’ISTAT SULL’ACQUA. In un comune
su quattro persa oltre la metà dell’acqua immessa in distribuzione. Più della
metà dei comuni italiani (57,3%) ha perdite idriche totali in distribuzione
uguali o superiori al 35% dei volumi immessi in rete. Perdite ingenti, pari ad
almeno il 55%, interessano il 25,5% dei comuni. In meno di un comune su quattro
(23,8%) le perdite sono inferiori al 25%.
22/03/2023 - Grande è la variabilità a livello
territoriale. Il distretto del Fiume Po si contraddistingue per la maggiore quota
di comuni con perdite contenute (il 54,5% ha perdite inferiori al 35%) e per la
minore con perdite molto alte (12,4% ha perdite uguali o superiori al 55%). Di
contro, perdite uguali o superiori al 45% si registrano in più della metà dei
comuni dei distretti Appennino centrale, Appennino meridionale (che detiene la
quota più alta, 41,6%, di comuni con perdite pari ad almeno il 55,0%) e Sardegna.
Più
della metà delle regioni con perdite idriche in aumento
In 14 regioni e province autonome su 21 e in cinque distretti idrografici su sette aumentano le perdite idriche totali in distribuzione, con gli incrementi maggiori in Basilicata, Molise e Abruzzo.
Il
razionamento dell’acqua arriva al Nord
Nel 2021, 15 comuni capoluogo di provincia/città
metropolitana hanno attuato misure di razionamento nella distribuzione
dell’acqua potabile, segnando un incremento rispetto al 2020 (+4 comuni). Non
più esclusiva prerogativa dei capoluoghi del Mezzogiorno, il razionamento
coinvolge anche un capoluogo del Nord (non accadeva dal 2010), Verona, e uno
del Centro (dal 2018), Prato. In questi capoluoghi, nei mesi estivi, le
amministrazioni hanno disposto azioni di riduzione dell’erogazione idrica.
Ancora
elevate le perdite idriche nelle reti comunali di distribuzione
Nel 2020, il volume delle perdite idriche totali
nella fase di distribuzione dell’acqua, calcolato come differenza tra i volumi
immessi in rete e i volumi erogati, è pari a 3,4 miliardi di metri cubi, il
42,2% dell’acqua immessa in rete. In riferimento all’acqua prelevata dalle
fonti di approvvigionamento, le perdite idriche totali in distribuzione
rappresentano una quota pari al 37,2%.
Ingenti
le perdite idriche nelle aree del Centro e del Mezzogiorno
Sebbene le perdite abbiano un andamento molto
variabile, le differenze territoriali e infrastrutturali ripropongono la
consolidata geografia di un gradiente Nord-Sud, con le situazioni più critiche concentrate
nelle aree del Centro e Mezzogiorno, ricadenti nei distretti idrografici della
fascia appenninica e insulare.
I valori più alti si rilevano, nel 2020, nei
distretti Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%), seguiti dai distretti Appennino
meridionale (48,7%) e Appennino centrale (47,3%). Nel distretto del Fiume Po l’indicatore
raggiunge, invece, il valore minimo, pari al 31,8% del volume immesso in rete;
l’indicatore risulta di poco inferiore al dato nazionale nei distretti Alpi
orientali (41,3%) e Appennino Settentrionale (41,1%).
In nove regioni le perdite idriche totali in
distribuzione sono superiori al 45%, con i valori più alti in Basilicata
(62,1%), Abruzzo (59,8%), Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%). Di contro, tutte
le regioni del Nord hanno un livello di perdite inferiore a quello nazionale,
ad eccezione del Veneto (43,2%); il Friuli-Venezia Giulia, con il 42,0%, è in
linea con il dato nazionale. In Valle d’Aosta/Vallée d'Aoste si registra
il valore minimo (23,9%), seppur in aumento di circa due punti percentuali
rispetto al 2018. In circa una regione su quattro le perdite sono inferiori al
35%.
Si perde il 55% del volume immesso in rete in 20 province
Circa una provincia/città metropolitana su due ha
perdite idriche totali in distribuzione superiori al dato nazionale. Si perde
almeno il 55% del volume immesso in rete in 20 province che, ad eccezione delle
province di Belluno e La Spezia, sono localizzate nel Centro e nel Mezzogiorno.
Nelle Isole l’87% circa della popolazione risiede in province con perdite pari
ad almeno il 45%, contro il 4% del Nord-ovest.
A Chieti, Agrigento e Trapani le misure più restrittive (tranne Messina e Siracusa)
A Chieti, Agrigento e Trapani le misure più
restrittive di erogazione dell’acqua Nel 2021 misure di razionamento sono
adottate in quasi tutti i capoluoghi della Sicilia (tranne Messina e Siracusa), in tre della Calabria (Reggio di
Calabria, Cosenza e Crotone), in uno della Campania (Avellino), due
dell’Abruzzo (Chieti e Pescara), uno della Toscana (Prato) e uno del Veneto
(Verona). Le situazioni più critiche si sono verificate a
Chieti, Agrigento e Trapani, con la sospensione o riduzione dell'acqua in quasi tutti i
giorni dell'anno, con turni diversi di erogazione estesi a quasi tutti
i residenti.
A Enna e Reggio di Calabria
A Enna e Reggio di Calabria si è fatto ricorso,
solo in alcune zone della città, alla riduzione dell’acqua rispettivamente per 365 e 75 giorni interessando
circa la metà dei residenti. A Caltanissetta e Pescara, il 62,4% e il 21,9% dei residenti è stato
sottoposto a razionamenti, rispettivamente per 61 e 141 giorni.
A Catania, Ragusa e Palermo
A Catania la distribuzione dell'acqua è
stata sospesa a circa 17.400 persone per 14 giorni nell'arco dell'anno,
interessando il 5,8% dei residenti (0,3% nel 2020). A Ragusa, invece, è stata
ridotta per 60 giorni e sospesa per 15, per fascia oraria a circa 10.000
persone (13,8% dei residenti). A Palermo si sono verificate turnazioni in
alcuni distretti dove la rete idrica è particolarmente vetusta per 183 giorni interessando
l’8,8% dei residenti, mentre Avellino e Crotone hanno avuto una sospensione
solo per 12 giorni che ha coinvolto, rispettivamente il 76% e il 67% della
popolazione.
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