Traffico di migranti. La Polizia di Stato di Palermo chiude più di 700 siti di trafficanti di esseri umani

Traffico di migranti. La Polizia di Stato chiude più di 700 siti di trafficanti, per attrarre i 'clienti' con indicazioni sulle tariffe.  16 sett - Traffico di migranti provenienti dalle rotte maghrebine, la Polizia di Stato di Palermo, in collaborazione con la locale Sisco e con il coordinamento del Servizio centrale operativo, ha avviato il monitoraggio delle pagine social ed i profili utilizzati dai trafficanti di esseri umani per promuovere i viaggi illegali dalle coste nordafricane a quelle nazionali. Le analisi sono state condotte anche dai poliziotti della Squadra mobile di Palermo.  Le associazioni criminali si servono dei social network per pubblicizzare le proprie attività illegali e sponsorizzare i servizi di trasporto. Diversi sono i contenuti utilizzati dai gestori di quelle pagine per attrarre nuovi "clienti", in alcuni casi venivano offerti prezzi scontati per donne e bambini, nonché veri e propri pacchetti viaggio per famiglie.  Nei siti erano ind

Portella della Ginestra, il Memoriale sarà dichiarato di "interesse culturale"

Portella della Ginestra, il Memoriale sarà dichiarato di "interesse culturale". Un riconoscimento per tutelare l'opera realizzata da De Conciliis e che custodisce la memoria della strage del primo maggio 1947. Un atto che permetterà una corretta conservazione dell'intervento, considerato anche il primo di "land art" sul territorio siciliano. Nel pianoro di Portella, a Piana degli Albanesi, durante la festa dei lavoratori del 1947 persero la vita 11 persone e altre 27 rimasero ferite.

Palermo, 5 mag 2023 - Il Memoriale di Portella della Ginestra sarà dichiarato opera di interesse culturale. Un riconoscimento che serve a tutelare l'opera realizzata da De Conciliis e che custodisce la memoria della strage del primo maggio 1947. La Soprintendenza per i beni culturali di Palermo, su input dell'assessorato regionale, ha avviato l'iter per la dichiarazione. Si tratta di un atto che permetterà una corretta conservazione dell'intervento, considerato anche il primo di "land art" sul territorio siciliano, che si lega fortemente all'identità e alla storia del luogo. Nel pianoro di Portella, a Piana degli Albanesi, durante la festa dei lavoratori del 1947 persero la vita 11 persone e altre 27 rimasero ferite sotto i colpi esplosi dal bandito Giuliano e dai suoi uomini, armati da forze reazionarie e mafiose per colpire il movimento contadino.

La Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Palermo, su mandato dell’assessore regionale ai Beni culturali e all'identità siciliana, ha avviato l’iter per la “dichiarazione di interesse culturale” del Memoriale di Portella della Ginestra, nel territorio di Piana degli Albanesi, nel Palermitano. La procedura, che dovrà essere conclusa entro 90 giorni, è stata avviata ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio “sia per il suo riferimento con la storia, sia quale testimonianza unica dell’identità e della storia delle istituzioni collettive”. Realizzato tra il 1979 e il 1980 da Ettore de Conciliis (Avellino, 1941) con la collaborazione del pittore Rocco Falciano (Potenza, 1933) e dell’architetto Giorgio Stockel (Milano, 1938), il Memoriale è un’opera di impegno civile riconosciuta come primo intervento di “land art” in Italia, costituendo un segno importante del paesaggio e il simbolo della memoria della prima strage mafiosa in Sicilia nel secondo dopoguerra. 

L'opera è realizzata nel pianoro sassoso, tra il monte Pizzuto e la sottostante strada provinciale per San Giuseppe Jato, dove si verificò l'eccidio. In occasione del primo maggio 1947 vi si erano riuniti circa duemila lavoratori, in prevalenza contadini e braccianti con le loro famiglie, per celebrare la festa dei lavoratori, manifestare contro il latifondismo e in favore dell’occupazione delle terre incolte, come facevano sin dai tempi dei Fasci siciliani. Dal promontorio sovrastante, il bandito Salvatore Giuliano e i suoi uomini, armati da forze reazionarie e mafiose per fermare il movimento contadino, aprirono il fuoco causando la morte di undici persone (otto adulti e tre bambini) e il ferimento di altre ventisette.

 Negli anni il monumento si è trasformato in uno spazio pubblico, patrimonio di una comunità che oltrepassa i confini del territorio, in cui ogni anno viene rinnovato l’impegno a manifestare per i diritti.

 Alcuni grandi massi che ricordano dei menhir, posti attorno al "sasso di Barbato", dal nome del socialista italo-albanese Nicola Barbato fondatore e dirigente dei Fasci siciliani dei lavoratori, simboleggiano i corpi dei caduti. Un muro a secco taglia trasversalmente lo spazio, riproducendo la traiettoria degli spari. Su uno dei massi sono incisi i nomi delle vittime. Per la Soprintendenza l’opera presenta carattere di unicità e si distingue per l’approccio emotivo e una progettualità che rimarca la solennità sacrale del luogo in cui si consumò la violenza. 

Il valore identitario dell’installazione è esaltato anche dalla scelta dell’artista di coinvolgere tutta la comunità, a partire dalla progettazione e poi con la realizzazione, avvalendosi della collaborazione delle maestranze locali per la composizione degli elementi e la lavorazione dei materiali, volutamente selezionati in aderenza alle caratteristiche del luogo.

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