I giovani: una risorsa da valorizzare. Il Rapporto dell’Istat. Un ritratto dell’Italia in cui si scorgono nuove opportunità di crescita e di benessere e, allo stesso tempo, non trascurabili elementi di crisi e incertezza. Il Paese messo a dura prova dall’emergenza sanitaria e dalla crisi economica che ne è seguita. Molte disuguaglianze a livello economico, sociale e territoriale si sono aggravate. Nell’ultimo biennio, altri fronti di crisi si sono sovrapposti: la guerra in Ucraina, le tensioni a livello internazionale, la crisi energetica e il ritorno dell’inflazione. Fattori che hanno condizionato la ripresa dell’economia e accresciuto il disorientamento delle famiglie e l’incertezza per le imprese.7 lug 2023 - Il futuro del Paese non potrà però prescindere da una piena valorizzazione delle energie e del potenziale espresso dai nostri giovani, e da una riduzione di quelle “vulnerabilità” che ne impediscono la partecipazione attiva alla vita economica e sociale. Il programma Next Generation EU pone, proprio su queste basi, la ripartenza dell’Unione Europea dopo la pandemia, riconoscendo il ruolo centrale dei giovani nell’affrontare gli impegni della transizione demografica, digitale ed ecologica.
Nel 2022, quasi un giovane su due (il 47,7 per cento dei 10 milioni e 273 mila 18-34enni) mostra
almeno un segnale di deprivazione in una delle cinque dimensioni considerate rilevanti, identificate
a partire dal sistema di indicatori BES dell’Istat.
Il concetto di deprivazione viene qui inteso come il mancato raggiungimento di una pluralità di
fattori, individuali e di contesto, che agiscono nella determinazione del benessere dei giovani.
Più di 1,6 milioni di giovani (cioè il 15,5 per cento dei 18-34enni) mostrano, invece, segnali di
deprivazione in almeno due domini.
I livelli di deprivazione e multi-deprivazione sono sistematicamente più alti nella fascia di età 25-34
anni, la più vulnerabile, costituita da coloro che escono dalla famiglia di origine per iniziare una vita
autonoma, formare una unione, diventare genitore.
Per la maggioranza dei giovani, il raggiungimento di queste tappe è sempre più un percorso ad
ostacoli e negli ultimi decenni si è assistito ad un loro costante posticipo.
La precarietà e la frammentarietà delle esperienze lavorative e la scarsa mobilità sociale hanno
contribuito a compromettere le opportunità di realizzazione delle aspirazioni di una larga parte di
giovani e a scoraggiarne la partecipazione attiva, politica, sociale, e culturale.
Il meccanismo di trasmissione della povertà
L’accesso a tali opportunità dovrebbe essere garantito a tutti i giovani, a prescindere dal contesto
familiare e sociale di provenienza.
In Italia, il meccanismo di trasmissione intergenerazionale della povertà è più intenso che nella
maggior parte dei paesi dell’Unione europea: quasi un terzo degli adulti tra i 25 e i 49 anni a rischio
di povertà, quando aveva 14 anni, viveva infatti in famiglie che versavano in una cattiva condizione
economica.
Il Rapporto analizza anche le voci di spesa pubblica maggiormente rivolte alle fasce di età più
giovani.
La spesa pubblica per istruzione
La spesa pubblica per istruzione in rapporto al Pil mostra che il nostro Paese investe in questa
funzione meno delle maggiori economie europee (il 4,1 per cento del Pil nel 2021) e della media
dei paesi dell’Unione Europea a 27 (il 4,8 per cento).
L’Italia, inoltre, spende per le prestazioni sociali erogate alle famiglie e ai minori una quota molto
esigua rispetto al Pil, pari all’1,2 per cento, a fronte del 2,5 per cento della Francia e del 3,7 per
cento della Germania.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede diverse misure volte a migliorare i livelli e la
qualità dell’occupazione giovanile, a ridurre la dispersione scolastica e migliorare i livelli di
competenze della popolazione più giovane.
Si tratta di interventi che affrontano ritardi significativi del nostro Paese in ambiti fondamentali per
lo sviluppo dei più piccoli e, potenzialmente, dei nostri giovani.
L’investimento nei primi anni di vita, in particolare, è riconosciuto come il più efficace nel ridurre i
divari ereditati dal contesto socioeconomico di origine.
Asili nido inesistenti
Nel 2021, in Italia, solo il 28 per cento dei bambini tra 0 e 2 anni frequenta un asilo nido, un valore
molto inferiore al target europeo del 50 per cento entro il 2030.
Anche gli interventi nell’edilizia scolastica possono contribuire a migliorare il benessere dei più
giovani.
Circa il 60 per cento degli edifici scolastici statali in Italia non dispone di tutte le attestazioni relative
ai requisiti di sicurezza.
La maggior parte delle scuole è, inoltre, poco accessibile per chi ha limitazioni fisiche:
è privo di barriere fisiche appena poco più di un terzo degli edifici scolastici, statali e non, con una
forbice di quasi 8 punti tra le regioni del Nord e quelle del Mezzogiorno a sfavore di quest’ultime.
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