Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

Sicilia & salute: la quota di persone che rinunciano alle cure sanitarie è elevata

Istat. Salute. I servizi sanitari sono caratterizzati da differenze territoriali rilevanti. Considerando le dotazioni di posti letto e personale medico e infermieristico emerge una condizione non omogenea fra le due Isole. Nel 2021 in Sardegna sono disponibili 33,3 posti letto ogni 10 mila abitanti, un livello lievemente maggiore rispetto al dato medio del Sud (29,0) e dell’Italia (32,6), mentre in Sicilia si arriva a 31,2 posti

14/12/2023 - Per le specialità a elevata assistenza è invece quest’ultima (4,3 posti per 10 mila residenti) a mostrare dotazioni superiori alla Sardegna (2,8) e alle medie di confronto (3,5 al Sud e 4,1 in Italia).

Nel 2022 (dati provvisori), il numero di medici specialisti per 1.000 abitanti si attesta

su valori superiori a quelli osservati per l’Italia e il Sud in entrambe le Isole, con un

vantaggio della Sardegna rispetto alla Sicilia; il contrario avviene per la quota di

medici di medicina generale con più di 1.500 assistiti che in Sicilia è più ridotta.

All’opposto, le regioni insulari sono meno dotate di infermieri e ostetriche: nel 2021

il numero in rapporto alla popolazione si attesta su 6,3 ogni 1.000 abitanti in

Sardegna e 5,9 in Sicilia, a fronte di valori di 6,5 per 1.000 in Italia e nel Sud.

I due sistemi sanitari regionali registrano, come noto, minori tassi di emigrazione

ospedaliera in altra regione, soprattutto in confronto alle regioni del Sud. Nel 2021,

il tasso di emigrazione ospedaliera in altra regione è pari al 6,2% in Sicilia e al 5,5% 



Nelle Isole maggiori, la quota di persone che rinunciano alle cure sanitarie è elevata:

nel 2022, l’indicatore relativo alle rinunce per diversi motivi (per problemi economici

o legati alle difficoltà di accesso al servizio, incluse le liste di attesa) raggiunge il suo

massimo proprio in Sardegna, dove arriva al 12,3% della popolazione; in Sicilia,

nonostante sia molto più basso (7,2%), supera comunque la media nazionale e quella

del Sud (rispettivamente 7,0% e 6,2%). Scomponendo il dato nelle diverse

motivazioni e limitando l’osservazione solo alla platea di quanti hanno rinunciato a

curarsi, si possono individuare alcune peculiarità e similitudini fra le due Isole: se, fra

coloro che rinunciano, prevale il motivo economico in Sicilia e sono più frequenti le

rinunce legate alle liste di attesa in Sardegna, in entrambe le regioni la scomodità –

che incorpora la distanza dalle strutture sanitarie o la mancanza di trasporti per

raggiungerle – rappresenta un motivo più rilevante rispetto alla media nazionale,

soprattutto nel territorio sardo.


Ulteriori criticità emergono dai dati relativi alla mortalità evitabile, che rilevano i

decessi che potrebbero essere significativamente ridotti grazie alla diffusione di stili

di vita più salutari e alla riduzione di fattori di rischio ambientali, nonché grazie a

un’assistenza sanitaria adeguata e accessibile. Nel 2020, in Sicilia, 18,8 decessi di

persone in età compresa tra 0 e 74 anni per 10 mila abitanti12 sono avvenuti per

cause evitabili, 2,2 in più del valore italiano (16,6 per 10 mila) e 0,2 in più rispetto al

Sud; in Sardegna, dove il tasso è al 17,7 per 10 mila, si scende a 1,1 decesso ogni 10

mila in più in confronto al valore nazionale e quasi 1 in meno rispetto al Sud.


L’indicatore, interpretabile come outcome del funzionamento del sistema sanitario,

può essere scisso in due componenti: la mortalità prevenibile, che potrebbe essere

evitata con efficaci interventi di prevenzione primaria e di salute pubblica, e quella

trattabile, che potrebbe essere evitata grazie a un'assistenza sanitaria tempestiva ed

efficace, inclusa la prevenzione secondaria e i trattamenti.13 Con riferimento a

questa scomposizione, si osserva un tasso di decessi per cause trattabili maggiore in

Sicilia rispetto alle medie di confronto e alla Sardegna; per quest’ultima, invece, il

valore è più basso di quello del Sud e in linea con la media Italia. Il dato sardo sulla

mortalità prevenibile è invece più critico rispetto alle medie di confronto e di poco

superiore a quello della Sicilia.

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