Via il cognome del padre: trapanese ottiene quello della madre e il TAR condanna la Prefettura di Trapani
Via il cognome paterno, giovane trapanese ottiene quello della madre.
Il TAR condanna la Prefettura. Un giovane della provincia di Trapani ha vinto la sua battaglia legale contro la Prefettura, ottenendo
il diritto di sostituire il cognome del padre con quello della madre.
18/10/2025 - Il Tribunale Amministrativo
Regionale (T.A.R. Sicilia – Palermo), con sentenza del 16 ottobre 2025, ha dichiarato la cessazione
della materia del contendere dopo che la Prefettura ha fatto marcia indietro, ma ha anche inflitto una
dura condanna al pagamento delle spese processuali all'amministrazione.
La vicenda ha inizio nell'ottobre 2021, quando il giovane inoltra l’istanza per la modifica del
cognome.
La risposta, tuttavia, arriva solo nell’aprile 2023, con un decreto di rigetto da parte della
Prefettura di Trapani, che motivava la decisione sottolineando il "carattere eccezionale" del
cambiamento, ammesso solo in presenza di "situazioni oggettivamente rilevanti" e "solide
motivazioni".
Il trapanese, assistito dagli avvocati Girolamo Rubino e Daniele Piazza, non si è arreso e ha
presentato ricorso al T.A.R. I legali hanno ribaltato la tesi dell'amministrazione, richiamando l’art.
89 del D.P.R. 396/2000 e un’ampia giurisprudenza.
La loro linea difensiva era chiara: l'istanza di
cambio cognome può essere sostenuta anche da "intenti soggettivi ed atipici, purché meritevoli di
tutela" e non contrastanti con il pubblico interesse. Hanno inoltre sottolineato come il cognome sia
un "importante diritto della personalità" e che la discrezionalità della Pubblica Amministrazione
debba circoscriversi solo a ragioni puntuali di pubblico interesse che giustifichino il sacrificio del
desiderio privato.
Di fronte al ricorso, la Prefettura di Trapani ha scelto la via dell'autotutela: ha revocato il precedente
decreto di rigetto e ha accolto l'istanza. Il giovane ha così finalmente potuto adottare il cognome
materno.
La pronuncia del T.A.R. Sicilia ha preso atto della revoca in autotutela, dichiarando la cessazione
della materia del contendere, ma ha sanzionato l’atteggiamento iniziale dell’ente: la Prefettura è
stata condannata al pagamento delle spese processuali, a suggello di una vittoria non solo per il
ricorrente, ma per il principio del diritto all'identità personale.
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