Fondi Ue: ecco come in Italia si bruciano i soldi del Pnrr, nelle mani della criminalità organizzata

Le mani della criminalità organizzata sui Fondi Ue: ecco come in Italia si bruciano i soldi del Pnrr.  La metà delle indagini relative alle frodi sui fondi Ue riguardano l'Italia (6 su 12 miliardi complessivi di danno stimato). E sulla maggior parte di queste c'è l'ombra della criminalità organizzata, attratta dal richiamo del flusso consistente di denaro. 4 mag 2024 - È quanto emerso il 29 e il 30 aprile a Bruxelles, nel corso dei due giorni di studio, approfondimento e confronto giuridico dedicati alla Procura europea, alle sue competenze e ai riflessi più significativi della sua azione giudiziaria. Un appuntamento che si è concluso con l'affermazione di un dato che non può lasciare indifferenti anche coloro che non sono professionisti del settore legale: l'Italia è al centro delle indagini Eppo.   Pur essendo stato pubblicato pochi giorni fa il Report 2023 - 2023 in numbers | European Public Prosecutor’s Office (europa.eu) - l'analisi dell'andamento delle

GIANPIERO D'ALIA "GIÙ LE MANI DAL MIO BLOG"

27/05/2010 - Questo è solo un "gruppo contro il senatore Gianpiero D'Alia a difesa di internet e Facebook", come altri ce ne sono nella rete e su Facebook. Scrive sul proprio profilo di Facebook il "Gruppo contro il senatore Gianpiero D'Alia a difesa di internet e Facebook": «Facebook è un sito indegno, perché consente
l'esistenza di gruppi che inneggiano a Raffaele Cutolo, a Salvatore Riina e agli stupratori. Se il gestore del sito non si fa carico di cancellare questi soggetti dal sito, è giusto che tutto Facebook venga oscurato».

E' quanto ha dichiarato al sito de "L'espresso" il senatore Gianpiero D'Alia (Udc), in merito all'emendamento 50 bis da lui introdotto nel decreto Sicurezza (e approvato al Senato) che consente al ministero degli Interni di procedere all'oscuramento di siti Internet che siano sottoposti a indagine giudiziaria per contenuti che contemplino l'istigazione a delinquere a l'apologia di reato.

«Secondo il mio emendamento», ha spiega D'Alia, «in presenza di questi contenuti il ministero diffiderà il gestore, e questi avrà due possibilità: o ottemperare e quindi cancellare questi contenuti oppure non ottemperare. Se non ottempera diventa complice di chi inneggia a Provenzano e Riina e quindi è giusto che venga oscurato».

Lo stesso discorso, secondo quanto dichiarato da D'Alia a "L'espresso" «deve valere per i video su YouTube, per eventuali scambi di insulti e minacce tra utenti nei forum e anche per i commenti ai blog».

Un secondo gruppo su Facebook si chiama: "NO LEGGE D'ALIA". Ed ecco cosa pubblica nel suo profilo:

"E' successo di nuovo. I politici mettono mano a Internet per regolarla, e fanno danni perchè lo fanno in fretta e furia senza chiedere pareri agli addetti ai lavori e trattando la Rete come se fosse un qualsiasi mezzo di comunicazione: ma ormai dovrebbe essere chiaro che la materia è delicata e richiede competenza... Bastava sentire un giurista esperto della materia come Stefano Rodotà, o Giuseppe Corasaniti, o Guido Scorza, o Daniele Minotti... I politici, con gran parte dei media tradizionali silenti, indifferenti, ignari o peggio ancora compiacenti, ci stanno scrivendo le regole per comunicare nel digitale, e noi Netizens se non ci svegliamo e non ci mobilitiamo per tempo rischiamo di arrivare troppo tardi e di diventare dei fuori-legge.

L'articolo 50-bis del disegno di legge 733, noto come il ''pacchetto sicurezza'', passato ieri al Senato e che deve essere adesso sottoposto alla Camera, costringe gli Internet provider a filtrare i contenuti a caccia di istigazioni a delinquere e apologie di reato, e Facebook in Italia rischia di non poter più proseguire la sua avventura.
L'emendamento, introdotto dal senatore dell'Udc Gianpiero D'Alia, riguarda la ''Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo Internet'', che al comma 1 recita:
''Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali, e sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia detta attività di apologia o di istigazione in via telematica sulla rete Internet, il Ministro dell'Interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività indicata, ordinando ai fornitori di connettività alla Rete Internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine''.

Una volta emesso il decreto, gli Internet provider dovranno innescare ''appositi strumenti di filtraggio'' (le cui caratteristiche tecniche devono ancora essere tracciate dal ministro dell'Interno, da quello dello Sviluppo economico e quello della Pubblica amministrazione e innovazione) e isolare la pagina incriminata entro 24 ore, pena una multa da 50 mila a 250 mila euro, e l'accusa di concorso di ''apologia o di istigazione in via telematica sulla rete Internet'', un'imputazione punita con il carcere (articolo 414 e 414 c.cp.): da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e l'apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali.

Ma secondo i giuristi esperti della materia, i reati d'opinione potrebbero sovrapporsi con la manifestazione del pensiero dell'individuo: diritto tutelato dall'articolo 21 della Costituzione. Con i fornitori di Internet costretti a setacciare la libera espressione.
Dino Bortolotto, presidente di Assoprovider, esprime la preoccupazione di tutti gli Isp (Internet service provider): ''Con la scusa di perseguire un fine nobile (perseguire un reato) si determinano misure che ledono significativamente la libertà d'impresa di chi non ha commesso alcun reato...'' e lancia una provocazione illuminante: ''Per catturare tutti i latitanti perchè non obbligare tutti gli esercizi pubblici ad effettuare l'identificazione e ovviamente, in caso di mancata identificazione di un latitante, erogare una multa da 50 a 250 mila euro?''.
Per Paolo Nuti, presidente di Aiip, ''il rischio è che anzichè concentrare l'attenzione su chi utilizza Internet per compiere reati e rimuovere i contenuti illecitamente diffusi, ci si limita a nasconderne l'esistenza a un'opinione pubblica giustamente allarmata, ma sostanzialmente inconsapevole della differenza che corre tra pull e push, tra Internet e la televisione, tra censura e sequestro...di questo passo, si rischia di ripristinare la censura delle comunicazioni interpersonali, espressamente esclusa dall'articolo 15 della Costituzione''.
Su Punto Informatico oggi Stefano Quintarelli, esperto di tlc, denuncia: ''L'Ict è un tema specialistico non così ampiamente noto ai parlamentari. Esiste la Fondazione Bordoni che è un thinktank in materia di tlc, che ha sempre lavorato per il ministero delle Comunicazioni. E' stata consultata? Non credo proprio che avrebbe espresso parere favorevole a un provvedimento come questo. E se non è stata consultata, sarebbe cosa buona e giusta farlo, per il eneefuturo. Internet è uno strumento di comunicazione, non un'arma di diffusione di massa''. ''

Bene bene bene!!!, se tutto andrà per il peggio non potremo più aprire blog per esprimere i nostri pensieri e opinioni, non potremo fare commenti su Facebook o qualsiasi altro social network relativi ai politici fannulloni e alle solite storielle decantate ovunque nella rete, non potremo inviare e pubblicare critiche piccanti e non gradite, o meglio, potremo farlo, ma dovremo stare attenti a ciò che scriviamo perchè sicuramente saremo condizionati da ciò che stiamo pubblicando e come lo stiamo facendo, con il pericolo quindi di non sentirci più liberi, di non avere più quella scioltezza e capacità di critica ed espressione caratterizzante il libero pensatore.

E' pur vero che nel web ci sono delle situazioni che in un modo o nell'altro vanno regolate, alcune punite, altre favorite, ma quello che stanno cercando di fare, secondo la mia modesta opinione, è di riuscire a condizionare indirettamente tutti quanti fanno utilizzo del web per esprimere la propria opinione; mi spiego meglio: supponiamo che tu, frequentatore assiduo di un famoso blog, social network o qualcosa di simile, stia navigando in uno di questi e ti trovi un giorno nel bel mezzo di una discussione riguardante svariati argomenti, dai presunti politici sopra citati alla ragazza della finestra di fronte che sta entrando in doccia.
Essendo al corrente di ciò che stanno mettendo in atto ti sentiresti un attimo in soggezione, faresti maggiore attenzione ai commenti che vorresti fare anche scherzosi s'intende, o sbaglio??? Tutto ciò a fronte delle conseguenze a cui vai incontro.
ma potrebbe essere solo una mia impressione...non so se mi sono spegato.

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