
18/04/2015 - Non si registrano commenti in casa Alfano o in casa Ncd dopo le rivelazioni fatte sul conto del ministro dell'Interno Angelino Alfano, che sarebbe stato eletto con i voti di Cosa Nostra, tanto ad Agrigento quanto in Sicilia, per poi voltare le spalle ai boss mafiosi, con leggi come il 41 bis, confische dei beni e arresti a raffica. Per tali ragioni la premiata ditta Cosa Nostra avrebbe a sua volta, volta...to le spalle a Forza Italia e a Silvio Berlusconi. Le rivelazioni sono del boss pentito di Barcellona Pozzo di Gotto Carmelo D'Amico, nel corso della sua deposizione al processo per la trattativa tra Stato-mafia, a Messina. Carmelo D'Amico ha messo nello stesso calderone Renato Schifani e il ministro Alfano, ambedue - secondo D'Amico - eletti con i voti di Cosa Nostra. Secondo carmelo D'Amico, all'epoca i politici fecero accordi con Cosa Nostra. Dopodichè si sono messi contro Cosa Nostra, facendo leggi speciali, dal 41 bis alla confisca dei beni: "Io questi discorsi li ho appresi da Antonino Rotolo e da Vincenzo Galatolo in carcere", ha detto D'Amico in udienza nel corso del processo.
In casa NCD Gaetano Quagliariello pensa a Salvini: "Rassicuriamo Salvini: di masochisti è pieno il mondo ma non le file di Ncd. Al massimo da queste parti ci concediamo un pizzico di compiaciuto sadismo al pensiero del brusco risveglio che attende il pallonaro con la felpa all'indomani delle regionali, quando scoprirà quanti sono gli italiani di centrodestra attratti dall'area popolare e insensibili alle sue sparate."
Nessuna dichiarane - dunque - sulle gravi accuse mosse dal pentito D'Amico: secondo il quale "Alfano lo aveva portato la mafia, ma lui poi le ha girato le spalle. Forza Italia è nata perché l'hanno voluta i Servizi segreti, Riina e Provenzano per governare l'Italia. Berlusconi era una pedina di Dell'Utri, Riina, Provenzano e dei Servizi. Finora non ho detto tutto per paura. temo per me e per la mia famiglia, ma se mi tutelate, dico tutto, ha detto il pentito Carmelo D'Amico, che sta facendo rivelazioni inedite sulla trattativa Stato-mafia. Il presidente della corte d'assise, davanti alla quale il collaboratore depone, lo ha invitato a dire tutta la verità, assicurandogli protezione per sé e la famiglia.
"La condanna a morte di Di Matteo era stata decretata da Cosa nostra e dai Servizi perché stava arrivando a svelare rapporti costanti ed era peggio di Falcone.Inizialmente volevano uccidere anche l'ex pm Ingroia: avevano mandato a Provenzano l'ambasciata di uccidere i due magistrati. Ma il boss non voleva più le bombe e allora si decise di procedere con un agguato, aspettavano in carcere la notizia dell'omicidio di Di Matteo, ma avevano deciso che ciò non fosse accaduto, avrei dovuto pensarci io una volta uscito dal carcere"" - ha aggiunto D'Amico.
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