Ponte sullo Stretto: da sì al ponte a no al ponte è un attimo

Da sì al ponte a no al ponte è un attimo: basta che De Luca lo richiami all'ordine e il sindaco di Messina Federico Basile, obbedendo agli ordini di scuderia, rinnega una parte importante del proprio programma elettorale”. Roma, 23 aprile 2024 -  Così gli ingegneri Giacomo Guglielmo e Mauro Fileccia, fondatori insieme al senatore Nino Germanà del Comitato Ponte e Libertà.  " Ma una città come Messina, con un futuro tutto da disegnare, può accettare che il proprio sindaco sia teleguidato per gli interessi elettorali di chi non ha completato il proprio mandato per inseguire il sogno, poi infranto, della presidenza della Regione Siciliana? - incalzano Guglielmo e Fileccia. Altro aspetto sconcertante è quello della “preoccupazione” di Basile per la quantità di acqua necessaria per la costruzione del ponte sullo Stretto. Un aspetto squisitamente tecnico, che però non ha sfiorato Basile se riferito al fabbisogno dei cantieri del passante di Palermo, del raddoppio ferroviario Messina

ASSOLUZIONE MANNINO, SGARBI: «VANNO PROCESSATI I PM PER ATTENTATO A CORPO POLITICO DELLO STATO»

ROMA, 04/11/2015 - Vittorio Sgarbi commenta l'assoluzione del senatore Calogero Mannino:
«Non si può più consentire che i giudici abusino, e con insistenza per anni, su teoremi utili solo alla loro immagine. La sentenza del processo Mannino denuncia in modo irrevocabile i frutti di questo sistematico abuso di potere, che ha il suo simbolo, tutto mediatico, nel Pm Nino Di Matteo, che da anni diffonde un allarme sociale mai corrispondente a una realtà dei fatti, raffigurandosi come un eroe davanti a una mafia feroce e irriducibile.

Si tratta di finzioni che, dopo le due assoluzioni del generale dei Carabinieri Mori, ancora inutilmente processato, la sentenza Mannino dimostra.
I magistrati di questo processo sono la vera e propria minaccia al Corpo politico dello Stato, e vanno perseguiti.
Di loro si può dire quello che il CSM ha, indiziariamente, affermato di un altro magistrato, Silvana Saguto, con l'aggravante di avere sostituito la ricerca della veriità dei reati a ipotesi suggestive e autocelebrative: "condotte così gravi da provocare una perdita di prestigio irrimediabile in un ufficio storicamente impegnato nella lotta alla criminalità organizzata e considerato nel paese un simbolo della legalità".

Facile lottare e facile essere simbolo se ci si inventa nemici pericolosi, diffamandoli come collusi, un grande generale come Morì e un ministro che ha combattuto la mafia ai tempi difficili come Mannino. Milioni di euro buttati in un processo senza senso. Il solo che avrebbe avuto senso è un processo per diffamazione contro Di Matteo e i suoi colleghi.
L'annunciata opposizione alla sentenza, da parte del Pm Di Matteo, senza che ancora siano state depositate le motivazioni (prova assai eloquente del suo accanimento), é, infine, un atto di orgoglio personale contro gli interessi dello Stato».

Foto: "Calogero Antonio Mannino" di Massimiliano Scarabeo from Venafro, Italia - _MG_8794. Con licenza CC BY 2.0 tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Calogero_Antonio_Mannino.jpg#/media/File:Calogero_Antonio_Mannino.jpg

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