Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

CORRUZIONE IN SANITÀ, COL 16,1% LA SICILIA DETIENE IL VALORE PIÙ ELEVATO

E' stato pubblicato lo scorso 28 dicembre 2017 il numero della collana Statistiche on Line dal titolo: "Corruzione e reati contro la P.A. : I dati di Sicilia e Italia". NOTIZIARIO DI STATISTICHE REGIONALI A CURA DEL SERVIZIO STATISTICA ED ANALISI ECONOMICA DELLA REGIONE SICILIANA IN COLLABORAZIONE CON ISTAT. I dati recenti sulla corruzione nella pubblica amministrazione sia come fenomeno nazionale, sia come fenomeno sociale variamente distribuito fra le regioni. Le statistiche che si presentano riguardano l’esperienza diretta di casi di corruzione da parte dei cittadini ma anche la numerosità dei reati in materia, come rilevata presso le Procure. Ne derivano valori controversi, in quanto a tendenze e posizione dell’Italia, più qualche sorpresa riguardo alla distribuzione delle variabili nei territori. (Giuseppe Nobile?
CORRUZIONE E REATI CONTRO LA P. A.: I DATI DI SICILIA E ITALIA
(28/12/2017) - La corruzione è un fenomeno complesso e multidimensionale
che fa riferimento a una moltitudine di
situazioni. In generale, oltre all’intera casistica dei
delitti contro la Pubblica Amministrazione disciplinati
dagli articoli 318-322 bis del Codice Penale, si fanno
rientrare in tale concetto tutte le situazioni rilevanti
in cui venga in evidenza un malfunzionamento della
Pubblica Amministrazione a causa dell’uso a fini
privati delle funzioni attribuite. Alle difficoltà di definizione
del fenomeno “corruzione” si aggiungono di
conseguenza quelle riguardanti la sua misurazione. In
questo senso, sono riscontrabili, nel panorama nazionale
ed internazionale, numerosi metodi che portano
alla elaborazione di due tipi di indicatori: soggettivi e
oggettivi. Rientrano nella prima categoria gli indicatori
basati sulla percezione del fenomeno, come il
“Corruption Perception Index” (CPI) elaborato da
Trasparency International o quelli del recentissimo
studio Istat su “La corruzione in Italia: il punto di vista
delle famiglie”.

Fanno parte, invece, della seconda
categoria, gli indici che si basano su informazioni
amministrative, più di frequente utilizzate per analizzare
l’evoluzione dei reati di corruzione nel tempo ed
a livello territoriale.

La sintetica analisi contenuta in questo notiziario,
parte dai risultati relativi agli indicatori di percezione
CPI e a quelli dall’indagine Istat, per poi osservare
nell’arco dell’ultimo decennio (2006-2015)
l’andamento dei reati contro la PA. Per questi ultimi,
si fa riferimento ai procedimenti penali specificamente
avviati per casi di corruzione, concussione, abuso
d’ufficio e peculato, i cui dati, rilevabili presso le
Procure attraverso le denunce e le condanne in sede
penale, vengono poi elaborati dall’Istituto Nazionale
di Statistica.

Dall’analisi emerge che, a livello nazionale, il
7,9% delle persone intervistate ha segnalato il coinvolgimento
diretto di almeno un familiare, nel corso
della vita, in eventi corruttivi (2,7% negli ultimi 3
anni (Tab.A2). Il dato disaggregato per regioni mostra
che l’indicatore complessivo raggiunge il massimo
nel Lazio (17,9%) e il minimo nella Provincia autonoma
di Trento (2,0%), con situazioni sul territorio
molto diversificate. La Sicilia si colloca in una posizione
intermedia con un 7,7% (3,1% negli ultimi 3
anni).

A livello di tipologia di servizi, la corruzione ha
riguardato in primo luogo il settore della sanità, con
una incidenza nazionale dell’11,0% che sale al 16,1%
nel caso della Sicilia e rappresenta il valore più elevato
nella classifica delle regioni. La casistica include
anche la visita a pagamento nello studio privato di un
medico, preliminarmente alla fruizione della stessa
prestazione presso il servizio sanitario nazionale, e si
tratta di una modalità che, sebbene non rappresenti
nella definizione giuridica italiana una circostanza di
vera e propria corruzione, è però rappresentativa di
situazioni diffuse in cui si è indotti a sostenere un costo
sicuramente superiore rispetto alle condizioni in
cui viene offerto lo stesso servizio dalla struttura
pubblica. Seguono i settori dell’Assistenza, con un
valore in Sicilia del 5,2%, più elevato del dato nazionale
(2,7%), e del Lavoro con un valore del 3,3%, in
linea con il dato dell’Italia (3,2%).

Si stimano in oltre 6 milioni (13,1% della popolazione
fra i 18 e gli 80 anni) i cittadini italiani che dichiarano
di conoscere personalmente qualcuno (parenti,
amici, colleghi o vicini) a cui è stato richiesto
denaro, favori o regali per ottenere facilitazioni in diversi
ambiti e settori (Tab.A3). La prevalenza varia a
seconda del settore coinvolto: dal 7,1% per il lavoro
(con richieste di denaro o altri beni per essere assunti
o per avviare un’attività lavorativa) al 5,9% nel settore
della sanità (per essere facilitati in occasione di ricoveri,
interventi chirurgici o altre cure) al 4,0% per
le facilitazioni di tipo assistenziale come pensioni,
alloggi e altri contributi. In Sicilia la percentuale è del
15,4%, superiore al dato nazionale ed inferiore solo a
Puglia, Lazio e Abruzzo. I settori più coinvolti
nell’Isola sono la sanità, con un valore dell’8,4% ed il
lavoro (7,4%).

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