Vendita AGI, Antoci: “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”

Vendita AGI, Antoci (Capolista M5S Collegio “Isole”): “Operazione priva di trasparenza. Si applichi il Media Freedom Act”. Nota Stampa di Giuseppe Antoci, candidato capolista circoscrizione “Isole” alle elezioni europee col MoVimento Cinque Stelle 4 mag 2024 - "Lascia sgomenti la decisione di ENI, azienda partecipata dello stato, di trattare la cessione dell'agenzia di stampa AGI con il parlamentare leghista Angelucci. Un'operazione "folle", come giustamente definita da Giuseppe Conte. Altrettanto allarmante è il fatto che la vendita si stia realizzando mediante una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell'operazione. Bisogna arginare condotte come queste applicando il "Media Freedom Act", legge europea per la libertà dei media tesa a proteggere i giornalisti e i media dell'UE da ingerenze politiche o economiche e ad evitare la concentrazione dei media sotto il controllo politico (come nel caso di Angeluc

MARIO FRANCESE, IL GIORNALISTA UCCISO NEL 1979 FU TRA PRIMI A RACCONTARE L'ASCESA DEI "CORLEONESI"

Il giornalista ucciso nel 1979 fu uno dei primi a raccontare l'ascesa dei "corleonesi". Quando venne assassinato davanti casa, da Leoluca Bagarella, la sera del 26 gennaio 1979 a nemmeno 54 anni compiuti, Mario Francese giornalista del "Il Giornale di Sicilia" di Palermo stava attendendo la pubblicazione di un suo dossier sui rapporti tra mafia e politica nella gestione degli appalti.

26 gennaio 2018 - Nella sua carriera di giornalista, Francese si occupò, tra l'altro, della strage di Ciaculli, del processo ai corleonesi del 1969 a Bari, dell'omicidio del colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo e fu l'unico giornalista a intervistare la moglie di Totò Riina, Antonietta Bagarella. Fu uno dei primi a capire cosa stesse accadendo all'interno di Cosa nostra negli anni Settanta, raccontando l'ascesa dei corleonesi Riina e Provenzano.

Francese scavò anche sulla pioggia di miliardi giunta dal Governo per la ricostruzione post terremoto del Belice che andava a toccare ben tre province: Trapani, Palermo e Agrigento. Scoprì che alla base del forte scontro interno mafioso c’erano soprattutto i soldi stanziati per la costruzione della diga Garcia (alcuni terreni erano dei cugini Salvo, legati al democristiano Salvo Lima). E nel settembre del '77 arrivò a pubblicare un'inchiesta in sei puntate dove descriveva tutta la rete di collusioni, corruzioni ed interessi che si erano sviluppati per la realizzazione della diga. E fu in quella occasione che Mario Francese spiegò che dietro la sigla di una misteriosa società, la Risa, si nascondeva Riina, a quell'epoca considerato quasi come un fantasma, pienamente coinvolto nella gestione dei subappalti relativi alla costruzione della diga stessa.

Il delitto di Mario Francese aprì una serie di omicidi mafiosi a ripetizione, dal segretario provinciale della Dc, Reina, al capo della squadra mobile Boris Giuliano, fino ad arrivare al giudice Cesare Terranova ed al presidente della Regione Piersanti Mattarella. L'inchiesta sull'omicidio del giornalista venne archiviata e ci vollero anni per riaprirla su richiesta della famiglia. Il processo si è concluso nel 2001 con la condanna a trent'anni di Totò Riina, Leoluca Bagarella, Raffaele Ganci, Francesco Madonia, Michele Greco e Bernardo Provenzano.

Nella notte tra il 2 e il 3 settembre 2002 il figlio, Giuseppe Francese, anche lui giornalista al Giornale di Sicilia, che per anni si era dedicato a inchieste sulla ricostruzione dell'omicidio del padre, decise di porre fine alla sua vita oppresso da un dolore che lo aveva accompagnato fin dal primo momento dopo l’omicidio. Il ragazzo crebbe con un immenso vuoto ed un'incredibile ansia di giustizia, dedicando tutta la sua vita alla ricerca della verità sulla morte del padre.
La loro storia è stata raccontata in un film per la televisione andato in onda di recente.

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