Si sono conclusi gli eventi in Sicilia della XXIV edizione delle ‘Giornate nazionali dei Castelli’.
A Raccuja la fortificazione appartenuta alla famiglia Branciforti, e oggi del Comune, è tornata ad essere luogo di
socialità e cultura per la comunità nebroidea. A Mineo, torna a splendere dalla sua rocca il Castello di Serravalle
grazie all’impegno della famiglia proprietaria. Il prossimo appuntamento a settembre con il calendario autunnale
dell’iniziativa: protagonista sarà il Castello di Noto.
MESSINA, 15 MAG – Due luoghi ritrovati che hanno voglia di farsi conoscere.
Profondamente diversi per forma e ubicazione, i castelli di Raccuja e Serravalle tornano ad
abbracciare le loro comunità, dopo averle protette dall’alto per secoli, arricchendo il prezioso e
vasto patrimonio di castelli, forti, dongioni e torri d’avvistamento in Sicilia.
Tanto si deve all’attività dell’Istituto italiano dei Castelli onlus, promotore in tutta Italia della
XXIV edizione delle ‘Giornate nazionali dei Castelli’, che si sono svolte questo fine
settimana e che completeranno il cartellone di iniziative a settembre, quando protagonista sarà il
Castello di Noto.
Sabato e domenica l’Istituto nazionale, in sinergia con la sezione siciliana della onlus, ha
organizzato due giornate di studi, approfondimenti e visite in provincia di Messina, a Raccuja
nel castello Branciforti e a Mineo, nel catanese, presso il castello di Serravalle.
RACCUJA – A Raccuja la giornata si è aperta con un seminario all’interno della sala
conferenze della fortificazione, dedicata alla memoria dell’avvocato Nunzio Astone che, tra gli
anni Ottanta e Novanta, è stato fautore dell’acquisto della struttura da parte del Comune e si è
prodigato per portare avanti un ventennale restauro. Lo hanno ricordato le figlie, Maria
Annunziata e Antonella Astone, docenti dell’Università di Messina: “Dobbiamo ringraziare la
presidente nazionale dell’Istituto italiano dei Castelli, Michaela d’Alcontres Marullo – hanno
detto - che ha coronato quel sogno divenuto realtà e portato avanti da nostro padre. Grazie a
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lei, infatti, oggi l’edificio è inserito nel circuito italiano dei castelli.” Nunzio Astone è stato un
amministratore molto attento allo sviluppo di questo territorio.
La tavola rotonda è stata aperta dal sindaco di Raccuja, Ivan Martella, insieme alla presidente
Michaela d’Alcontres Marullo e hanno partecipato il contrammiraglio Santo Giacomo
Legrottaglie, delegato per la provincia di Messina dell’Istituto italiano dei Castelli e il direttore
editoriale della ‘Gazzetta del Sud’, Lino Morgante.
Presente all’iniziativa, inoltre, il prorettore
dell’Università di Messina, Giovanni Moschella.
Le relazioni tecniche sono state affidate all’architetto Mirella Vinci, soprintendente ai Beni
Culturali ed Ambientali di Messina che ha tratteggiato un’analisi sulla storia e sull’Architettura
del castello di Raccuja, “che appartiene a un patrimonio che va salvaguardato e conservato, ha
evidenziato la soprintendente. Negli anni la Soprintendenza si è molto impegnata per la
salvaguardia della struttura raccuiese. La provincia di Messina possiede tanti castelli, anche
perché ha un’estensione territoriale notevole, più delle altre otto province e, quindi, tante
preziose strutture da considerare”. Il professore Biagio Ricciardi, dell’Istituto Italiano dei
Castelli, ha curato una breve storia della famiglia Branciforti in Sicilia, “grande famiglia
dell’aristocrazia siciliana - ha sottolineato – con radici in Spagna e in Francia, fondatori di
almeno 30 grandi abitati nell’Isola”.
Il sindaco Ivan Martella, presente insieme alla giunta e ai consiglieri comunali, ha ricordato
“quanto sia motivo d’orgoglio per la comunità di Raccuja avere una struttura tra i principali
castelli storici d’Italia. Dopo la fase del lungo restauro siamo ora impegnati nel percorso di
valorizzazione, ci stiamo concentrando sul futuro di questo piccolo borgo puntando tutto sul
nostro castello, sulla cultura e sulle nostre bellezze naturalistiche”.
“Molto si è fatto per il patrimonio castellano siciliano – ha spiegato la presidente nazionale Iic
Michaela d’Alcontres Marullo – tanto ancora si deve fare, come qui a Raccuja, dove il
castello, dopo il suo recupero, ha bisogno di essere inserito pianamente nel ciclo turistico ed
economico della vita sociale del territorio. Il nostro impegno è quello di creare una rete tra tutti
i castelli per alimentare anche una rete del turismo castellano, che ancora manca ed è in grado di
risvegliare anche le aree più interne dei nostri comprensori. Bisogna lavorare per strutturare
questa rete e renderla attraente”.
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E non vi è dubbio come la comunicazione possa contribuire a ciò.
Lo ha sottolineato il
direttore editoriale di ‘Gazzetta del Sud’, Lino Morgante: “Seguo da molti anni l’attività
dell’Istituto italiano dei Castelli – ha sottolineato Morgante -. È necessario riscoprire i nostri
borghi che hanno una loro storia e sono microcosmi parecchio apprezzati all’estero. Molti da
fuori hanno acquistato case, guardiamo a quanto avvenuto in Umbria e Toscana, ciò sta
avvenendo da qualche anno anche in Sicilia e Calabria; oppure pensare al modello dell’albergo
diffuso, nuove soluzioni che stanno facendo rinascere tante piccole realtà della nostra Isola”.
La giornata si è conclusa con la visita guidata alla Chiesa Madre di Santa Maria di Gesù e il
percorso ‘Antonello Gagini tra Messina e Palermo’, curato dal direttore del Museo regionale
interdisciplinare di Messina l’architetto Orazio Micali: “Raccuja è particolarmente importante
per la storia medievale della Sicilia – ha spiegato il direttore del MuMe – dopo una fase di
depressione dell’Isola, all’inizio del XIV secolo, è seguita una ripresa a partire dal secondo
decennio del secolo successivo, che ha portato le città, ma soprattutto le committenze ad
elevare la richiesta di opere, chiamando importanti artisti da altre zone della penisola, in
particolare Toscana, Veneto e Lombardia fino e oltre le Alpi.
In questo quadro si inserisce la
presenza di autorevoli esponenti, quali sono stati i Gagini, dal padre Domenico al figlio
Antonello, presenze straordinarie sul finire del 1400 e la prima metà del 1500. Le opere sono
per lo più presenti – spiega Micali - li dove sono state commissionate e realizzate,
prevalentemente edifici sacri ma non solo, sulla dorsale tra Palermo e Messina, dove l’attività di
questi due artisti è stata intensa, ma anche in altre parti della Sicilia e del Meridione d’Italia. La
Chiesa Madre di Raccuja è un edificio molto importante costruito in un periodo abbastanza
lungo, che custodisce opere di valore, anche attribuite a Giovan Battista Mazzolo,
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testimoniando l’altissima qualità della committenza e anche degli artisti che in quel periodo
hanno operato in Sicilia e nella provincia di Messina, chiamati da commercianti e nobili del
territorio”.
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