
Barcellona P.G., 06/11/2011 - Ad oltre un anno da quel 16 luglio 2010 in cui l'eurodeputato di Italia dei Valori decise di scrivere una lettera al Gip di Viterbo Salvatore Fanti, per rivolgergli l'appello di mettere fine alla logorante attesa della famiglia Manca, l'on. Alfano torna a chiedere magistrato di Viterbo "di offrire verità e giustizia alla società italiana".
"Da 7 anni la famiglia Manca attende la verità sulla tragica e oscura morte di Attilio, - scrive la Alfano - e diviene sempre più inspiegabile il ritardo che "se prelude all'archiviazione dell’inchiesta, già oggi rischia di mortificare la dignità di una vittima innocente e di tutti quei cittadini che credono nella giurisdizione e nella sua capacità di offrire verità e giustizia alla società italiana". Quello che segue è il testo della lettera che Sonia Alfano scrive al al Gip di Viterbo, Dott. Fanti:
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Era il 16 luglio del 2010 quando si riservò di decidere in merito alla terza richiesta di archiviazione delle indagini riguardanti il caso di Attilio Manca, giovane e brillante medico trovato morto il 12 febbraio del 2004 nel suo appartamento di Viterbo in circostanze da più parti definite “misteriose”.
Fin dall’inizio di questa terribile vicenda, le omissioni e l’inerzia mostrate dalla procura di Viterbo hanno destato sospetti nella famiglia Manca, nel loro legale avv. Fabio Repici e in gran parte dell’opinione pubblica.
Oggi, ad oltre un anno da quel 16 luglio, ho deciso di scriverLe per rivolgerLe un appello: metta fine alla logorante attesa della famiglia Manca. Ci spieghi, perchè questo lunghissimo silenzio? Perchè nessuna risposta alle tante domande che migliaia di cittadini italiani si sono posti sulla morte di Attilio Manca? Peraltro, in occasione dell’ultima udienza, aveva assicurato che avrebbe preso una decisione in breve tempo.
Da sette anni la famiglia Manca e i tanti cittadini onesti siciliani e italiani attendono una verità che stenta ad arrivare. Dott. Fanti, questo ennesimo inspiegabile ritardo, tanto più se prelude all’archiviazione dell’inchiesta, già oggi rischia di mortificare la dignità di una vittima innocente e di tutti quei cittadini che credono nella giurisdizione e nella sua capacità di offrire verità e giustizia alla società italiana. Non consenta che sia ancora una volta inferto un colpo così violento alla giustizia.
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