Tindari (Me), 09/08/2012 – Teresa Mannino il meglio di sé lo dà nell'intrattenimento estemporaneo, nel
corpo a corpo, con la prontezza della battuta e la sagacia; con l'empatia che la rende sempre simpatica e familiare, senza che - però - sfugga la qualità delle sue battute acute, aperte e spesso inaspettate.
Se Teresa Mannino avesse scelto di fare la borseggiatrice sugli autobus a Palermo, sarebbe stata lesta, furba, astuta ma pur sempre vivace e intelligente.
E non si esclude che alla fine avrebbe restituito il maltolto, fino a diventare amica della vittima. E nel racconto successivo della sua audace e subdola azione delittuosa, fatto alla stessa vittima, non si sarebbe frenata dal dirle:
“Miiii.., però tu, gioia mia, un poco addurmisciuta ci sei!”
Si, molto probabilmente avrebbe borseggiato solo donne, ricordando la vecchia gag della donna palermitana cui sull'autobus viene sottratto il denaro custodito nel reggiseno...
- "E lei non ha sentito la mano che si intrufolava?
- "Certo, ma credevo che avesse intenzioni serie".
Borseggiare maschi è noioso e non fa ridere: sporgono subito denuncia e i soldi li tengono in posti banali.
Non ditemi che la battuta è stantia perché in fondo pure la Mannino ha riproposto un repertorio piuttosto ricco di stereotipi e
déjà vu, talora grondanti di chili superflui e sughi saporiti, falsomagri della domenica. Di zie rimaste al 1901 per
amore di mamma e
raccomandosità accorata e benevolente ma pur sempre pesante.
E' la realtà che ristagna per riproporsi non solo a teatro: peggio della politica, della quale la Mannino non parla. La Mannino non parla di politica. Parla di nord e di sud, di vizi e di virtù, dicendolo chiaro che a volte, a lei, certe virtù "
fanno schifo" più dei vizi e della politica messi assieme. Piccoli vizi, s'intende, quando non sono grandi!
Allo stesso modo Teresa Mannino non ha avuto remore nel sentirsi celeberrima come Madonna, ieri sera in quel teatro antico di Tindari, gremito, tutto per lei. Con l'unica differenza che,
"ci fosse stata Madonna i cessi sarebbero stati curati meglio e più presentabili". Piccola ma 'organica' carenza sotto quello stellato cielo di Tindari, che ogni anno celebra l'estate con un programma altisonante di spettacoli, spesso molto ben riusciti. Ma con i 'servizi' non sempre all'altezza del compito.
E poi la
stilettata al fianco o forse nel sedere: non al costato né al cuore, insomma, per non ripetere cose trite e ritrite, come il Calvario e la Passione di Cristo. Ma
spillate al sedere, di quelle che fanno sobbalzare sindaci come quello di Patti, Mauro Aquino, quando l'incontinente Teresa Mannino racconta e ripete che le sue zie palermitane, le stesse che ai suoi rientri a Palermo le propinano imbevibili caffè, chiedendole:
“Quando sei arrivata? E quando parti? Lo vuoi un caffè?”, avendo sentito della sua 'discesa' nella cavea di Tindari hanno subito manifestato, con preoccupazione, di conoscere la città sede di uno dei più rinomati e bei teatri antichi del Mediterraneo:
“Tindari? Ah, dove c'è stata l'invasione delle zecche!”
Aveva ragione Pino Caruso nel dire che
“non cunta 'u cuntu commu si cunta, cunta cu è chi 'u cunta!”.
E Teresa Mannino è in grado di raccontarlo in maniera gradita quel
'conto', perchè sa come prendere il bue, sa dove trovansi le corna, nel senso buono del termine. Ed anche nell'altro.
Teresa Mannino sa che essere palermitani o milanesi di questi tempi è in ogni caso peggio. Ma sa pure che, dovendo scegliere un invito a cena, accetterebbe più volentieri quello siculo, perché almeno saprebbe di mangiare seduta e senza correre, nell'arco di due giorni: uno per mangiare e l'altro per digerire.
Perchè, a volerlo dire chiaro, noi siciliani saremo
'nsalanuti, lenti, scarsamente dinamici, ma non così stupidi da correre da mane a sera... E per che cosa, poi? Per andare a lavorare? Ma perché non presentano certificato medico, questi milanesi?
Così vivere a Milano può trasformarsi in un rischio serio. E non tanto per quelle attese da 1 minuto e mezzo alla metro, che un siciliano potrebbe non comprendere, per l'eccessiva esiguità del ritardo: noi siamo abituati che l'autobus passa quando può e l'autista non si ferma nemmeno ma ti saluta con la mano.
Il rischio peggiore è per chi viene dopo di noi, per i figli degli immigrati, come lei, come la Mannino, emigrante a Milano. Ecco. E' là che una figlia come la sua, Giuditta, si può perdere, se a soli tre anni corre e cerca (già) lavoro.
E' bella, Teresa Mannino, pur scarsa di
minne, ma col vantaggio di potere riposare sdraiata sulla pancia, e con quegli slip sdruciti e troppo lenti di elastico che rischiano di farle
saltare l'incontro della vita: l'importanza delle mutande nella storia dell'umanità.
Brava Teresa Mannino. Molto più che per i testi, nell'intrattenimento estemporaneo, nel
corpo a corpo che non perdona. E che a nostro avviso lei potrebbe e dovrebbe sfruttare molto di più. Non per forza con le zecche...
E' vero: “
non cunta 'u cuntu commu si cunta, cunta cu è ch'u cunta!”.
m.m.
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Peccato che oltre che al fatto dei troppi biglietti
RispondiEliminavenduti delle prime file, Teresa non sia stata informata che i suoi fans e spettatori hanno dovuto
pagare il biglietto della navetta, nonostante si sia sbandierato ai 4 cantoni che il biglietto navetta era compreso nel costo del biglietto dello spettacolo. Giuseppe
Grande Teresa! Bravissima, spontanea, coinvolgente dall'inizio alla fine dello spettacolo.
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