Fondi Ue: ecco come in Italia si bruciano i soldi del Pnrr, nelle mani della criminalità organizzata

Le mani della criminalità organizzata sui Fondi Ue: ecco come in Italia si bruciano i soldi del Pnrr.  La metà delle indagini relative alle frodi sui fondi Ue riguardano l'Italia (6 su 12 miliardi complessivi di danno stimato). E sulla maggior parte di queste c'è l'ombra della criminalità organizzata, attratta dal richiamo del flusso consistente di denaro. 4 mag 2024 - È quanto emerso il 29 e il 30 aprile a Bruxelles, nel corso dei due giorni di studio, approfondimento e confronto giuridico dedicati alla Procura europea, alle sue competenze e ai riflessi più significativi della sua azione giudiziaria. Un appuntamento che si è concluso con l'affermazione di un dato che non può lasciare indifferenti anche coloro che non sono professionisti del settore legale: l'Italia è al centro delle indagini Eppo.   Pur essendo stato pubblicato pochi giorni fa il Report 2023 - 2023 in numbers | European Public Prosecutor’s Office (europa.eu) - l'analisi dell'andamento delle

MASSONERIA E MAFIA. AVV. MELLINA: LA MIA PATTI NON È ROCCAFORTE DI MAFIA E MASSONERIA”

Patti (Me), 07/06/2014 - Massoneria: il tempio della filantropia? Michele Sindona, banchiere di Patti, e Guido Calvi sarebbero responsabili della morte di Papa Luciani, secondo l'inglese Yallop: Licio Gelli ne decise l’assassinio. A Messina una querelle di certo peso politico e 'di potere' sta impegnando il sindaco Renato Accorinti, e spicca una 'lettera aperta' del Grande Oriente d'Italia al sindaco di Messina. Messina, Milazzo, Barcellona P.G., Patti e Brolo sembrano essere sede di logge massoniche, di adepti o di aderenti. Ne parliamo cominciando da Patti. A Patti è attiva la Massoneria Universale di Rito Scozzese.
Secondo Yallop, Gelli decise l’assassinio, Sindona e Calvi avevano buone ragioni per desiderare la morte del Papa ed avevano le capacità ed i mezzi per organizzarlo, Marcinkus sarebbe stato il catalizzatore dell’operazione. La ricostruzione di Yallop degli affari di Miche Sindona, di Calvi, di Gelli e dello I.O.R., conduce inevitabilmente all’eliminazione del Papa. Ma la ricostruzione dello scrittore inglese pone alcuni problemi, fra cui alcune forzature relative ad episodi, date e circostanze, «fatte coincidere» forzatamente. Il 21 aprile 1998 con una lettera al Corriere della Sera l’avvocato emerito Ennio Maria Mellina, avvocato e presidente della Societa' Pattese di Storia Patria negli anni '80, contestava l'idea che Patti "non fosse altro che una roccaforte di mafia e massoneria e che, sempre Patti, patria di Michele Sindona e del confino a Vito Ciancimino..." L'avvocato pattese difendeva strenuamente "come cittadino pattese e come presidente della Societa' Pattese di Storia Patria, che Patti, non e' per niente infetta da fenomeni mafiosi e non e' per nulla una roccaforte di mafia e massoneria"...

Di seguito pubblichiamo la lettera dell'avv. Ennio Maria Mellina del 21 aprile 1998 al Corriere della Sera:

LETTERE E IDEE. IN SICILIA

Patti, citta' operosa

IN SICILIA Patti, citta' operosa Sono Ennio Maria Mellina, avvocato - presidente da un paio d'anni della Societa' Pattese di Storia Patria, socio cofondatore della stessa nell'anno 1984. Ho avuto occasione di leggere sul Corriere del 18 marzo che il mio paese, Patti in provincia di Messina, non e' altro che una "roccaforte di mafia e massoneria" e che sempre Patti e' "la patria di Michele Sindona e del confino a Vito Ciancimino". Posso responsabilmente assicurare come cittadino pattese e come presidente della Societa' Pattese di Storia Patria, che Patti, la mia piccola, modesta e operosa citta', non e' per niente infetta da fenomeni mafiosi e non e' per nulla una roccaforte di mafia e massoneria, come molto incautamente e con estrema irresponsabilita' e faciloneria l'ha dipinto Felice Cavallaro inviato speciale per la Sicilia dell'autorevole Corriere. Si comprendera' che a nome mio personale e a nome dei pattesi, ho tutto il diritto e insieme il dovere di tutelare il buon nome e la ottima memoria storica della mia citta', contro l'irresponsabile e violento attacco sferrato con molta leggerezza, per non dire altro, dal signor Felice Cavallaro. L'orgoglio di essere un pattese, cioe' cittadino appartenente a una comunita' erede di Tyndaris, antica colonia greca fondata da Dionisio, tiranno di Siracusa nel lontano anno 396 a.C. nel nostro territorio e l'essere altresi' erede del Conte Ruggero d'Altavilla, padre del primo re normanno di Sicilia, ai primi dell'anno Mille, mi impone di difendere, anche, se fosse necessario, coi denti, l'onore della mia citta', da ogni attacco vile e irresponsabile. Ennio Maria Mellina Patti (Me) *

La risposta di Italo Riggio, Magistrato presso il Tar del Lazio:

Per carita', niente duelli. Preferisco chiedere scusa, avvocato. Anche se l'articolo non era centrato sulla citta' operosa, ma sulla procura di Patti, competente su un territorio in cui mafia e massoneria spadroneggiano, spesso senza che i siciliani perbene se ne accorgano. Lo stesso territorio dei commercianti di Capo d'Orlando che hanno dovuto fare una rivolta contro la mafia di Tortorici processata a Patti, tanto per fare un solo esempio. Felice Cavallaro TAR DEL LAZIO Collegi arbitrali Nell'articolo intitolato "Tar del Lazio, Tre passi nel delirio" (Sette, numero 13) si afferma che a partire dal biennio 1991 / 1992 il sottoscritto, unitamente ad altri 24 magistrati, sarebbe stato bagnato da "un allegro acquazzone di denaro" derivante dalla partecipazione a collegi arbitrali costituiti per la decisione di controversie dell'importo totale di 1.052 miliardi. La notizia, per cio' che mi riguarda, e' assolutamente falsa in quanto nel corso della mia ventennale carriera nella magistratura amministrativa ho presieduto un solo collegio arbitrale (nel 1995) e ho adempiuto all'incarico a titolo gratuito, avendo spontaneamente rinunciato a percepire qualsiasi compenso. Non mi soffermo sulle ulteriori amenita' divulgate nell'articolo limitandomi a precisare che non pratico il gioco del Subbuteo.

Italo Riggio Magistrato presso il Tar del Lazio


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(21 aprile 1998) - Corriere della Sera

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