La scarsa natalità che caratterizza il Paese ha un impatto sul mercato del lavoro e sulla
sostenibilità della crescita economica. I giovani entro i 29 anni di età, che nel 1951
rappresentavano più della metà della popolazione (51,6%), ne costituiscono oggi circa il 28%.
Tale squilibrio è ormai diffuso in tutto il territorio nazionale.
12/07/2021 - Secondo l’Istat, l’indice di
dipendenza, cioè il rapporto tra la popolazione non attiva e quella attiva, è da anni superiore al
50%, mentre l’indice di vecchiaia (maggiori di 65 anni/minori di 14 anni) è aumentato di oltre
il 5% tra il 2019 e il 2020, raggiungendo la quota di 179,3 anziani ogni cento giovani.
Data la composizione non omogenea per fasce di età della popolazione italiana, la situazione è
destinata ad aggravarsi e l’ingresso di lavoratori dall’estero ha compensato solo in parte tale
squilibrio: quando volgerà al termine il ciclo di vita demografico dei cosiddetti baby boomers, il
ritmo di entrata non sarà più sufficiente a compensare quello di uscita e la domanda di welfare
tenderà ad aumentare per effetto della spesa sanitaria dovuta all’invecchiamento della
popolazione.
Anche la spesa assistenziale tenderà ad aumentare, soprattutto per le esigenze di protezione di
un mercato del lavoro caratterizzato da eccessiva flessibilità, redditi instabili e precari.
Aumenta il part-time, soprattutto tra le donne, con un conseguente allargamento del divario
reddituale e contributivo tra i generi, e si amplia il dualismo tra Centro-Nord e Sud Italia. A
riguardo, l’allargamento della base contributiva grazie a maggiori tassi di partecipazione e il
contrasto al lavoro nero richiederebbero maggiori investimenti e politiche pubbliche incisive per
riequilibrare le differenze.
L’attenzione politica dovrebbe attestarsi maggiormente su tre aspetti in particolare:
maggiore sostegno alla natalità;
ampliamento della base contributiva, soprattutto al Sud, con l’emersione del lavoro
irregolare, regolarizzazione degli stranieri, spinta verso tassi di partecipazione più alti,
soprattutto da parte delle donne;
incremento della produttività del lavoro.
In tale contesto, l’introduzione di nuove misure come l’assegno unico potrebbero dare un
contributo alla ripresa delle nascite e alla produttività, insieme alla previsione di un congedo di
maternità obbligatorio e più lungo anche per gli uomini e una contribuzione agevolata per le
donne madri.
Occorre ripensare anche il ruolo dei giovani, intervenendo con misure che migliorino la qualità
della formazione, favoriscano un maggior assorbimento da parte del tessuto produttivo ed
evitino la fuga verso altri paesi di molti giovani specializzati: l’inserimento nel mercato del
lavoro di giovani con un bagaglio di conoscenze informatiche e digitali, oltre che professionali,
potrebbe essere funzionale alla sempre auspicata svolta digitale nella pubblica amministrazione
e nel settore privato.
Spesa pensionistica
Al 31 dicembre 2020, i pensionati
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